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L’innominabile attuale di Roberto Calasso, edito da Adelphi

Turisti, terroristi, hacker, fondamentalisti e algoritmici sono parte di quelle tribù che abitano e agitano L’innominabile attuale (2017), un mondo che pare ignorare il suo passato ma che s’illumina appena si profila il periodo fra il 1933 e il 1945.Roberto Calasso.

“L’innominabile attuale” di Roberto Calasso, edito da Adelphi

L’innominabile attuale di Roberto Calasso, edito da Adelphi

Turisti, terroristi, hacker, fondamentalisti e algoritmici sono parte di quelle tribù che abitano e agitano “L’innominabile attuale” (2017), un mondo che pare ignorare il suo passato ma che s’illumina appena si profila il periodo fra il 1933 e il 1945; anni in cui il mondo stesso aveva compiuto un tentativo, parzialmente riuscito, di autoannientamento.

Oggi l’ansia non manca, ma non prevale; ciò che prevale è l’inconsistenza, una inconsistenza assassina.

È l’età dell’inconsistenza.

 

Potrete leggere passaggi come questi:

 

  • Il nemico primo del terrorismo islamico è il mondo secolare, preferibilmente nelle sue forme comunitarie: turismo, spettacoli, uffici, musei, locali, grandi magazzini, mezzi di trasporto.
  • Nello stadio ultimo della sua formazione, il terrorismo islamico coincide con la diffusione della pornografia in rete, negli anni Novanta. All’improvviso si trovarono davanti agli occhi, facilmente e perennemente disponibile, ciò che avevano sempre fantasticato e desiderato. E che al tempo stesso svelleva l’intero assetto delle loro regole riguardo al sesso. (…) Il mondo secolare aveva invaso la loro mente con qualcosa di irresistibile, che li attirava e al tempo stesso li irrideva e li esautorava. Senza uso di armi (…). Ma loro sarebbero andati oltre. E, di là dal sesso, c’è solo la morte. (…) Poco prima che si chiudesse il millennio, nei Paesi islamici, come in quasi tutto il resto del mondo, diventò possibile accedere in pochi secondi alla visione di un numero illimitato di corpi femminili nudi mentre compiono atti sessuali. Fu un oltraggio estremo e una attrazione indominabile, più che in altri Paesi. E fu anche un potente suggerimento per ogni passaggio all’atto.
  • Per il terrorismo islamico, una chiesa copta o un grande magazzino scandinavo sono bersagli altrettanto appropriati. Occorre solo manifestare il rigetto dell’Occidente in tutta la sua estensione, dalla cristianità alla secolarità, da parte di un organismo molto più rudimentale dell’Occidente stesso. Occorre concentrare l’odio su un punto, se possibile fitto di vita. Ma quel risentimento non è nuovo. Sussisteva già cinquanta anni fa. Perché soltanto ora assume queste forme? È uno dei tanti risultati della disintermediazione (eliminazione di intermediari, nda), direbbe subito un teorico del web. E del fatto che il mondo tende a diventare istantaneo e simultaneo.
  • Occorreva che la società giungesse a sentirsi autosufficiente e sovrana perché il caso si presentasse come suo principale antagonista e persecutore. (…) cosa fa più paura: l’uccisione significante o l’uccisione casuale? Risposta: l’uccisione casuale.
  • L’eredità del sacrificio doveva sfociare in qualcosa: è accaduto con due grandi guerre, poi l’eccesso di potenza nelle armi ha impedito di andare oltre. Allora è subentrato il terrorismo: uccisioni punteggiate, ubique, croniche, sempre più casuali, che mantengono vivo il fuoco sacrificale.
  • Rispetto a tutti gli altri regimi, la democrazia non è un pensiero specifico, ma un insieme di procedure, che si pretendono capaci di accogliere in sé qualsiasi pensiero, eccetto quello che si propone di rovesciare la democrazia stessa. Ed è questo il suo punto più vulnerabile, come si dimostrò in Germania nel gennaio 1933.
  • La piaga aperta della democrazia è la possibilità che, per vie legali, giunga al potere chi si propone di abolire la democrazia stessa, come accadde con Hitler nel gennaio 1933.
  • 20 marzo 1933. (…) La Germania è diventata il Paese in cui rivolgendosi a qualcuno si fissano gli occhi sui risvolti delle giacche, preferendo non guardare più in faccia nessuno.
  • In Algeria, nel 1991, il partito islamico (FIS, Fronte Islamico di Salvezza, nome eloquente) aveva vinto nettamente le elezioni. Secondo la regola democratica, gli islamisti avrebbero dovuto assumere il potere, disponendo di un numero di seggi sufficiente per modificare la costituzione e trasformare lo Stato da secolare a religioso. Seguì un colpo di Stato dei militari, appoggiato compattamente dalle potenze occidentali. La conseguenza fu una guerra civile che provocò la morte di circa 150.000 persone. In buona parte sgozzate. (…) Sulla guerra civile in Algeria è sceso un quasi ininterrotto silenzio.
  • Per quei Paesi che non hanno mai avuto il privilegio della democrazia e occupano una larga parte del mondo, legittimità implica in primo luogo, se non esclusivamente, obbedienza agli esiti elettorali. Ma, se in questi Paesi, come accadde in Algeria e in Egitto, l’Occidente fomenta l’annullamento dei risultati elettorali, tutta la sua benintenzionata predicazione in favore della democrazia sarà intesa come una beffa e si confermerà l’antico, diffuso precetto che consiglia di guardarsi bene dal seguire ciò che l’Occidente vuole diffondere.
  • Se l’essenziale non è il credere ma il conoscere (…) si tratterà di aprirsi una via nell’oscurità, usando ogni mezzo, in una sorta di incessante bricolage della conoscenza, senza avere alcuna certezza su un punto d’inizio e senza neppure figurarsi un punto d’arrivo. È questa la condizione, insieme misera e esaltante, in cui si trova a vivere chi oggi non appartiene ad alcuna confessione ma al tempo stesso si rifiuta di accettare la religione – o, più precisamente, superstizione – della società. È una via difficile, senza nome, senza punti di riferimento che non siano cifrati e strettamente personali. Ma è anche una via dove si incontra il soccorso imprevisto di voci affini, come in una costellazione clandestina. Non credo che di più ci si possa attendere, al momento. Eppure, se guardiamo bene, è moltissimo.
  • Ogni religione esige un’osservanza di precetti. Che, variando nei tempi e nei luoghi, possono anche essere gravosi, ossessivi, esasperanti. O ridursi a un minimo, che però rimane vincolante.
  • Le procedure puntano verso il totale automatismo. Quanto più si moltiplicano le procedure, tanto più si espande il regno degli automi.
  • Che cosa accade quando la linfa religiosa non scorre più? Impera il pensiero secolare. Che però è insufficiente, inadeguato anche rispetto ai fatti elementari della vita. Alla lunga, nei secolaristi si crea un risentimento, anche violento, verso la secolarità stessa. Allora torna l’attrazione verso le sette, che almeno offrono un sostegno saldo.
  • Il pensiero secolare è ciò che rimane dopo un processo di svuotamento progressivo, operante da un certo numero di millenni. Animali, dèi – come plurale o come singolare –, demoni, angeli, santi, anime, spiriti e alla fine anche princìpi e volontà sono stati gradualmente evacuati. E sono diventati materiali per ricerche. Tutti presenti, ma nei libri. Nel frattempo, il pensiero quotidiano faceva sempre più volentieri a meno dei libri stessi.
  • Quando si può dire che la secolarità si sia insediata definitivamente? Negli anni in cui Adorno scriveva Minima moralia, quindi intorno al 1950 negli Stati Uniti. (…) Fu allora che il mondo delle case unifamiliari, con piccolo giardino e staccionata, mondo improbabile sino a quel momento, diventò normalità.
  • Homo saecularis non è così contrario alle religioni in sé. Le religioni somigliano molto alle ideologie – e con queste ultime è abituato ad avere a che fare ogni giorno. Chi dice di essere cristiano non deve essere molto diverso da chi dice di essere vegetariano. Sono tutti gruppi, comunità, confraternite. Si può essere comunisti – come anche culturisti. Ogni scelta va rispettata. Sono tutte minoranze. Nicchie. Quel che invece Homo saecularis non riesce a cogliere è il divino. Non sa situarlo. Non rientra nell’ordine delle cose. Delle sue cose.
  • La religione è soltanto una consolazione per ciò che non sappiamo.
  • L’informazione non tende soltanto a sostituirsi alla conoscenza, ma al pensiero in genere, sollevandolo del peso di doversi continuamente elaborare e governare. Accerchiando il pensiero, l’informazione tendenzialmente lo soffoca.
  • Nel passato, la censura ha operato bloccando il flusso di informazione. Nel ventunesimo secolo, la censura opera sommergendo la gente con informazione irrilevante.
  • Oggi avere potere significa sapere che cosa ignorare.
  • “(…) la disgrazia è che non c’è un “popolo” (…) non ci sono che sfruttatori e sfruttati, e ogni sfruttato non chiede che di diventare sfruttatore. Non capisce altro. Il proletariato eroico ugualitario non esiste. (Louis-Ferdinand Céline, Luglio 1935)
  • Il partito comunista rimane accampato in mezzo alla Russia esattamente come il partito fascista e come il partito hitleriano sono accampati, senza artiglieria e senza flotta, ma con tutto l’apparato poliziesco.
  • Quanto alla forma i regimi sono identici. Si tratta del governo di un paese per opera di una setta armata, che si impone in nome del presunto interesse del paese intero, e che ha la forza di imporsi perché si sente animata da una fede comune.
  • Himmler (…) definiva “il più grave problema della mia vita”: gli ebrei.
  • “Come fare con le donne e i bambini?”. E la risposta di Himmler: “Non mi sono sentito autorizzato a sterminare – quindi a uccidere o a far uccidere – gli uomini e lasciar crescere i bambini che si sarebbero vendicati sui nostri figli e nipoti”.
  • Ottobre 1943. (…) Centoventimila ebrei vivevano nel ghetto (di Łódź in Polonia, nda) e fabbricavano armi. Era il solo modo per ritardare, di poco, la loro eliminazione. “Per farli scomparire sono stati costruiti dei forni crematori vicino al ghetto”. Ma, proseguiva Friedrich Hielscher (scrittore e filosofo tedesco, nda), “sembra che ci sia anche una seconda forma di sterminio, che consiste in questo: prima di bruciarle, si fanno salire le vittime, nude, su una grande piastra di ferro, dove passa la corrente elettrica. Si è arrivati a questo metodo perché si è constatato che le SS incaricate di sparare il colpo alla nuca hanno sofferto per disturbi nervosi e alla fine si sono rifiutate. Questi forni crematori richiedono un personale ristretto; si dice che vi siano all’opera una sorta di diabolici capi e i loro servi. È lì che scompaiono le masse di ebrei che vengono deportati dall’Europa per ‘insediarli altrove’”.

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