Recensione : Mark Solotroff – In Search of Total Placelessness
Mark Solotroff, figura cardine della scena noise-industrial e power electronics americana (fondatore di Intrinsic Action, Anatomy Of Habit, BLOODYMINDED), torna quest'anno con In Search of Total Placelessness
Mark Solotroff, figura cardine della scena noise-industrial e power electronics americana (fondatore di Intrinsic Action, Anatomy Of Habit, BLOODYMINDED), torna quest’anno con In Search of Total Placelessness, un album che riflette il suo interesse storico per la dissoluzione delle coordinate spazio-temporali. Il titolo stesso suggerisce la volontà di trascendere luoghi e riferimenti geografici fissi, tessendo paesaggi sonori costruiti con sintetizzatori analogici e registrazioni ambientali raccolte tra Chicago, Milano e Venezia.
La proposta musicale di Solotroff è allegorica e coerente con la sua estetica di rumori organici e droni analogici. Il disco si compone di 16 brani per un’ora di minimalismo che, agli ascoltatori più attenti e sensibili, si presenta come un abbraccio caldo e meditativo, profondamente emotivo.
L’ascolto di In Search of Total Placelessness è un viaggio frammentato ma coerente tra paesaggi analogici e astrazioni urbane. I suoni si condensano e si trasformano: i sibili sommessi dei synth e i rumori ambientali raccolti sul campo creano un tessuto sonoro fluttuante, sospeso tra città distopiche e territori naturali. È un'”urban tundra” che ci porta con la mente a camminare in una stazione vuota, dove improvvisamente si ode il passaggio lontano di un treno; poi silenzio, poi un ronzio che sembra provenire dall’interno di noi stessi.
Ogni pezzo ha una durata variabile, spesso estesa, costruita attorno a un nucleo di drone lento e tessuto con texture granulari, sempre trattato con delicatezza e senso estetico. La definizione di “placelessness” diventa tangibile: questo disco invita a rinunciare a ogni punto di riferimento.
In Search of Total Placelessness è un’opera dedicata a chi sa cogliere la dimensione drone-industriale e l’impalpabilità del suono analogico. Non è un album da “ascolto casuale”: richiede concentrazione e una predisposizione a lasciarsi attraversare dal ronzio e dalle memorie sonore. Perfetto come colonna sonora per installazioni d’arte, contesti esoterici e momenti di meditazione tecnologica.
Cosa aspettarsi:
Droni sintetici di lunga durata
Registrazioni ambientali morbide e sparse (suoni urbani e naturali)
Pause sospese e atmosfere meditative
Flussi sonori liquidi che trascendono le coordinate spaziali
Un approccio uniforme e ipnotico, ideale per ascolti immersivi
Voto stimato:
Per appassionati: 8.5/10 – disco riflessivo, profondo, di notevole spessore; noise ambient curato, minimalismo elettronico d’autore e sound art meditativa a tutto tondo.
Per ascoltatori più convenzionali: 5‑6/10 – se cerchi ritmo, melodie riconoscibili o un ascolto immediato, non è assolutamente un disco “entry level”.
TRACKLIST
1. New Pressures Of The Endless Night 01:01 2. Immediately After Vanishing 07:31 3. Verbal Policies In Echo Chambers 00:31 4. Borrowed Structural Systems 00:31 5. Adhesion To Shadows 09:31 6. Time Overlaps Unresolved 01:00 7. Constant Flow Into Silence 00:32 8. Street Works Leading Nowhere 09:01 9. Evaporation Of Every Certainty 02:02 10. Frozen Gestures Under The Milky Surface 06:02 11. Protective Factors Slip Away 00:31 12. Floorbound Intersection 01:01 13. Rational Devices Lost In A Void 09:25 14. Tactile Effects After Touch Is Gone 01:02 15. Centrally Private Circulation 00:31 16. The Left Half Of My Body Untethered 11:37
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Frammenti di viaggio come pellicole analogiche sonore, raccolti durante gli spostamenti con gli Hexis, da cui Applez91 (Luca Mele) proviene come bassista e seconda voce.