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Jaco Pastorius – 2020

Jaco Pastorius, era davvero il più grande bassista del mondo, e l’aveva ampiamente dimostrato, una gavetta spossante poi col suo primo disco, omonimo, un miracolo di purezza e perfezione.

jaco pastorius

Jaco Pastorius – 2020

21 settembre, una giornata come le altre per la maggior parte della popolazione mondiale, una data importante per chi come noi si richiama alle tradizioni mitologiche indoeuropee ancora non contaminate dalle infauste influenze cristiano cattoliche e da tutte le loro nefaste conseguenze, infine una crepa tutt’ora aperta per la storia della musica e che difficilmente potrà essere sanata che coincide con il venticinquesimo anniversario della morte di Jaco Pastorius.

La portata della perdita dal punto di vista artistico non può non portarci a riflettere sulla [solo presunta] casualità che lega la data dell’exitus di JP con il grande sabba Mabon [equinozio d’autunno] che segna la discesa del sole nell’altro mondo, l’arrivo delle tenebre e del freddo inverno. E poi come non cogliere ulteriori affinità tra la musica che perde uno dei suoi più grandi esponenti restando orfana di estro e spiritualità [caratteristiche fondamentali in Jaco] ed il passaggio tra l’estate ricca di doni, frutti e verdure e il rigido inverno che portava con se lo spettro del gelo e della mancanza di cibo [significato tradizionale].

Andando oltre a noi piace riprendere anche l’interpretazione spirituale, che sentiamo decisamente più vicina, che sottolinea come in ogni momento di passaggio, il velo tra i vari mondi diventa più sottile ed e’ più semplice conoscere e apprendere antiche e occulte verità. Lasciamo, almeno per ora, l’esoterismo, il paganesimo, le tradizioni e tutto quello che ci affascina, per tornare a parlare di John Francis Pastorius III, per gli amici Jaco, il più grande bassista della storia. Come anticipato poc’anzi il 21 settembre del 1987 Jaco Pastorius si spegneva in un letto del Broward General Medical Center di Fort Lauderdale, in Florida, dov’era giunto in coma, nove giorni prima.

Aveva appena trentacinque anni. A ridurlo in coma lo scontro col proprietario di un locale, il Midnight Bottle Bar, nel quale Jaco tentò di entrare sfidando la ferma opposizione del gestore; Luc Havan, all’epoca venticinquenne esperto di arti marziali, dichiarò di aver provato ad allontanare il bassista, palesemente su di giri e incontrollabile, con le buone, ma vistosi costretto colpì alla tempia sinistra l’esuberante scocciatore: l’impatto fece crollare Jaco al suolo, e nella caduta il capo batté violentemente sull’asfalto.

Una versione dei fatti che però non trovò nessuna conferma: né dalle testimonianze, che raccontavano di un pestaggio in piena regola, né dai referti medici, ma che bastò a Havan per spuntare, nel secondo dibattimento, una condanna per omicidio preterintenzionale. Dopo appena quattro mesi di detenzione, il brutale picchiatore fu scarcerato per buona condotta. Oggi fa l’agente immobiliare a Palm Beach.

A Jaco, quell’undici settembre, gli affari, e non solo quelli, andavano malissimo. Quella stessa sera, ultimo episodio di una ghirlanda di comportamenti folli e sconclusionati, era andato a Fort Lauderdale ad ascoltare il concerto di Santana, ma fu allontanato dalla sicurezza perché all’improvviso era schizzato sul palco: voleva alzare il braccio, come fanno gli arbitri di un incontro di pugilato per decretare il vincitore, ad Alphonse Johnson, il bassista della band. Frustrato, imbestialito nonostante – Santana l’avesse poi salutato alla fine del concerto – Jaco si diresse verso il Midnight Bottle Bar, aperto tutta la notte, senza sapere che sarebbe stata la sua ultima mattana.

Da anni, ormai, era una specie di vagabondo: a New York, prima, e in Florida, nelle ultime settimane di vita, viveva come un barbone; spesso dormiva letteralmente per strada, chiedendo l’elemosina o offrendo lezioni di basso per pochi dollari, o un autografo per qualche spicciolo. L’alcol e l’uso di droghe non fecero che peggiorare il suo disturbo psichico: sindrome bipolare, recitava la diagnosi, quindi l’alternarsi di periodi di eccitazione maniacale seguiti da profonde depressioni. I primi sintomi si erano presentati almeno dieci anni prima, ma nessuno ci aveva fatto caso: Pastorius era un genio, un «Monet con molto più ritmo», come fu battezzato da un suo amico.

Era davvero il più grande bassista del mondo, e l’aveva ampiamente dimostrato; dapprima, una gavetta spossante, fatta di studio matto e disperatissimo e tournée massacranti in tutti gli States, poi col suo primo disco, omonimo, un miracolo di purezza e perfezione. Infine, con i Weather Report, il supergruppo fusion, capitanato da Joe Zawinul e Wayne Shorter, col quale Jaco allargò, prima, e consolidò, poi, la sua inarrivabile levatura artistica. Pastorius visse velocemente la propria vita– fulminea, fragorosa, rapidissima – attraversò, rivoluzionandolo, il mondo della musica: dettò nuove leggi, sovvertì punti di vista, aprì inediti scenari tecnici, amplificando i paesaggi interiori di un’arte, la sua, sempre alla ricerca di se stessa. Se è vero, come scrisse il grande Leo Ferré, che “l’anarchia è la formulazione poetica della disperazione”, allora Jaco fu poeta sommo, e sommamente disperato.

John Francis Pastorius III nacque l’ 1 Dicembre 1951 a Norristown, Pennsylvania.

Figlio di un batterista jazz, cominciò a suonare in tenera età. A sette anni, “Jacko” traslocò a Fort Lauderdale con sua madre e due fratelli più giovani. In Florida fu esposto a varie influenze musicali, inclusi suoni caraibici, percussioni cubane, e rhythm ‘n’ blues. Acquistò il suo primo basso in un mercato dell’ usato per 15 dollari. A 19 anni ne acquistò un altro, un fender jazz del ‘62 che convertì in fretless togliendo i tasti e verniciando la tastiera con una tintura impermeabile per barche. Questo, aggiunto al suo personalissimo tocco, diede vita al suo inconfondibile suono, così profondo e ricco che sembrava quasi stesse suonando un contrabbasso. Dopo avarie esperienze musicali, tra cui il suo debutto discografico come solista nel 1974 [“Jaco Pastorius” il formidabile album d’esordio.

Rivoluzionario nell’intenzione e nella realizzazione, segna il compimento definitivo della rivoluzione copernicana cui Pastorius sottopose il ruolo e la funzione del basso elettrico, diventato, nelle sue mani, uno strumento in grado di cantare una melodia e improvvisare, ricorrendo ad aspetti tecnici totalmente inediti come l’uso degli armonici e quello intensivo dei bicordi] e l’album di esordio di Pat Metheny del 1975 raggiunse la fama dopo l’ unione coni Weather Report [1976]. Soltanto una anno dopo venne a contatto con l’ alcool e la cocaina, che deteriorò il suo carattere portandolo verso atteggiamenti oltraggiosi e sbalzi di umore così violenti da provocare spesso vere crisi di pianto e disperazione. Questo carattere, in aggiunta alla sopravvenuta crisi con la moglie Tracy, lo trascinarono verso un baratro da cui non sarebbe più uscito.

Nel 1982, Jaco lasciò i Weather Report. trovandosi da solo, piombò in un ciclo di auto-distruzione. Amici e musicisti a lui vicini cominciarono a preoccuparsi seriamente sulla salute mentale di Jaco durante il disastroso tour in Giappone nell’ 82 con la Word of Mouth band. Nel suo sguardo si riusciva a capire che tutto girava per il verso sbagliato. L’ estate del 1986 fu un incubo che culminò col ricovero di Jaco al reparto psichiatrico del Bellevue Hospital di New York, dove ci rimase per 6 settimane. Gli fu diagnosticato una forte depressione con sbalzi di umore e atteggiamenti paranoici. L’ alcool e la droga aggravavano il tutto.

Veniva spesso trovato per le strade di New York ubriaco, a piedi scalzi, mentre molestava i passanti con insulti e ingiurie. aveva totalmente perso il controllo; il suo senso distruttivo era troppo forte. vedendolo si capiva chiaramente che il suo spirito non c’era più, era come un guscio svuotato.La sua anima che per anni lo aveva protetto quando si aggirava senza dormire per giorni interi, non c’era più. Alla fine lasciò che questa forza vitale se ne andasse. La fine arrivò rapidamente nelle prime ore del 12 settembre 1987, a Fort Lauderdale.

Pastorius non è conosciutissimo dalle masse. Eppure il suo impatto sonoro sulla musica sia jazz che rock fu enorme. Una rivoluzione che è testimoniata, più che dai due soli album solisti degni di questo nome, dischi che molto spesso vanno in cerca dello sfoggio di bravura, dai lavori che hanno reso i Weather Report la più grande band di sempre nel genere fusion: Pastorius è contemporaneamente spina dorsale ritmica della band, e suo traino melodico.

Il suono del suo basso elettrico senza tasti diede alla musica dell’epoca e quella successiva uno scossone non molto lontano da quello dato anni prima dalla chitarra di Jimi Hendrix. Oltre alla sua carriera nella più grande jazz fusion band della storia, vale a dire i Weather Report, Jaco Pastorius ha avuto due nomination ai Grammy Awards per il suo omonimo album di debutto.

Ha vinto il sondaggio tra i lettori per l’induzione nella Hall Giù Jazz beat of Fame nel 1988, una di soli quattro bassisti a ricevere tale onorificenza (gli altri sono Charles Mingus, Milt Hinton, e Ray Brown), e l’unico bassista elettrico di ricevere questa distinzione. Oggi Jaco avrebbe tutto per essere venerato come una figura chiave della musica, eppure al di fuori di una (comunque agguerrita) nicchia di jazzofili e di bassisti, la cosa non accade.

Jaco possedeva una specie di magia. Era allo stesso momento un grande strumentista e un grande musicista. Sul palco si poteva sentire la potenza delle linee pulsanti sui sedicesimi e i cambi di assoli, sempre mantenendo il groove in maniera stupefacente. Il tutto condito dalla forte personalità trascinante che lo contraddistingueva.

La forma principale che caratterizzò la musica e la vita di Jaco Pastorius fu l’intensità.. Essere stato il primo ad usare il basso elettrico senza tasti, la sua tecnica innovativa e il suo talento compositivo portarono Pastorius, senza falsa modestia, ad auto proclamarsi “il più grande bassista del mondo.” Jaco ridefinì il ruolo del basso elettrico nella musica.

Suonando simultaneamente melodie, accordi, armonici ed effetti percussivi , la sua mano ha fuso jazz, musica classica, R&B, rock, reggae, pop, e punk. Nelle scuole di musica e nei conservatori di tutto il mondo il suo nome è citato con la stessa riverenza attribuita a Mozart. In molti sono d’accordo nell’affermare che Jaco ha aperto le porte, e ora noi le stiamo attraversando. Ha cambiato letteralmente il modo di fare musica grazie all’incredibile talento e ad un approccio al suo strumento da vero visionario.. Le sue linee di basso hanno rivoluzionato la storia della musica, difatti a oltre 30 anni dalla sua morte, il sentimento musicale di Jaco Pastorius rimane più vivo che mai.

Prima di chiudere riportiamo direttamente dalle note di copertina della ristampa del suo album di esordio del 2000 un estratto del ricordo di Jaco ad opera di Pat Metheny:

…Jaco Pastorius può essere considerato il più grande musicista jazz del 20° secolo, visto l’impatto che ha avuto sul mondo musicale in generale. ovunque tu vada, a volte sembra che una dozzina di volte al giorno, si sentono gli echi di quel suono inconfondibile in tutto il mondo…


…l’unico e il solo della sua specie, senza predecessore, l’unico musicista jazz conosciuto su una base primo nome con tutti gli appassionati di musica di tutte le varietà ovunque nel mondo. Dalle profondità dell’Africa, dove è venerato in stato quasi divino, come i padiglioni di più ogni università musicale del pianeta. fino ad oggi, e forse più che mai, rimane l’unico e il solo JACO…


…Jaco ha usato le sue esperienze filtrate attraverso un’originalità quasi incredibile, artista audacemente espansivo, in grado di manifestare in suono attraverso l’improvvisazione la musicalità che illuminava la sua individualità. e oltre a tutto questo, ha semplicemente stravolto in un modo che era assolutamente senza precedenti l’uso del suo strumento…la mia reazione dopo averlo sentito per la prima volta (con Ira Sullivan a Miami, Florida nel 1972) era semplicemente uno stato di shock totale, non avevo mai sentito letteralmente nulla di lontanamente simile, il modo in cui stava suonando era senza precedenti in termini tecnici, ma non era ciò che lo rendeva così incredibilmente attraente per me. c’era una umanità in lui, una peculiarità che è merce quella rara che solo i musicisti jazz più grandi sembrano essere in grado di evocare…


…Jaco Pastorius è stato uno dei musicisti più importanti del nostro tempo – il fatto che questo sia stato il suo primo disco è semplicemente sorprendente, non c’è altro modo di metterla. che questo è senza dubbio l’album di debutto più felice del quarto di secolo passato è indiscutibile. Come con tutti i grandi dischi, la forza del suo valore diventa più evidente nel tempo…

A Pastorius è stato diagnosticato un disturbo bipolare, in precedenza noto come depressione maniacale, in lui si potevano ritrovare numerose caratteristiche della condizione già molto prima della sua diagnosi iniziale, anche se erano sufficientemente chiare non sono stati diagnosticati al momento come malattia mentale ma come segni di eccentricità o difetti di carattere.

Forse un giorno la medicina ci saprà dare risposte più precise e chiarire i dubbi di oggi.

 

Jaco Pastorius

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