Stoner oscuro e decisamente tendente al metal, per questo secondo disco degli Inferno (XII).
Mistero intorno a chi siano, ma non importa, deve bastare la musica in questo caso.
Allontaniamoci dalla nostra società così piena di stimoli, di immagini e della sapienza totale che non è nulla, anzi è meno di nulla. Gli Inferno (XII) sono i traghettatori che ci porteranno all’inferno, ma non sarà un viaggio fisico, bensì spirituale, poiché lo spirito di questa musica è quello di aprirci gli occhi, e di farci capire chi siamo e in quale realtà siamo.
La loro musica è splendidamente marcia, lento incedere di un esercito di marcezza e fallimento.
Il muro sonoro è granitico, un nero monolite di musica pesante fatta con tesa e cuore, come per gli Yob e gli Sleep. In alcuni momenti il suono si avvicina al doom più contaminato, ma è tutto il disco ad essere un cuore pulsante, una stella nera in mezzo alla falsa luce.
Le canzoni si prolunganocome si distende un piacere che non vogliamo finisca, e i picchi si moltiplicano.
La copertina è anch’essa notevolissima, disegnata dal nostro Enrico Mazzone, un disegnatore che prima di essere tale è soprattutto un appassionato di musica e la vive intensamente.
Il suo tratto occulto ed esoterico si lega benissimo a questa musica oscura, a questa richiesta di oblio, alle cose che non si vorrebbero vedere ma che tuttavia si vivono.
Vi è anche molto degli anni settanta in questo disco, soprattutto nella costruzione dei giri di chitarra.
Un grande disco fatto di oscurità e lento disgregarsi, smembramento quotidiano.
Tracklist:
1 Call Of Kia
2 Phantom Hold
3 Spawn In The Fear
4 Subramanya
5 The Illusion Of Blake
6 Which Burn Forever
7 Snake
8 Demon Food
Line-up:
Bob Ruben – Batteria
Johann Göransson – Chitarra
Martin Åstrand – Chitarra
Lars Jönsson – Voce, Chitarra