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Recensione : GIÖBIA – X-ÆON

Recensione di X-ÆON dei Giöbia: psichedelia visionaria, suite La Mort de la Terre e un viaggio sonoro che fonde anni ’70 e ricerca contemporanea.

GIÖBIA

Quello dei Giöbia è un mondo incredibilmente colorato e seducente a cui non si può restare indifferenti. E detto da noi che vediamo solo in bianco e nero, questo è senza dubbio il miglior complimento che si può fare al quartetto milanese. Ormai sapete perfettamente che siamo in debito, da un punto di vista affettivo, verso gli anni settanta, per cui, ogni album che in qualche modo si rifà a quel periodo, con noi sfonda una porta aperta. Con il loro ultimo album i Giöbia non solo vanno esattamente in quella direzione, ma sfondano un portale che collega due mondi.

Quello di chi ancora non li conosce e vive (male) in questa condizione, e tutti coloro che, come noi, li considerano una delle espressioni più follemente alte, da un punto di vista qualitativo, che il nostro paese abbia mai potuto vantare. Pagano ancora lo scotto (non certo per colpa loro) di essere milanesi. Se il caso li avesse fatti nascere a Berlino o a Londra staremmo celebrando l’ennesimo album di una band planetaria. E invece siamo in italia (scritto volutamente minuscolo), in un lembo di Liguria che guarda verso il Mar Tirreno, a chiederci come sia possibile continuare a osannare realtà che nulla aggiungono alla scena musicale italiana in ambito di metal più o meno estremo, mentre progetti come appunto i Giöbia continuano a restare in uno spazio quasi di secondo piano. Fortunatamente per loro, nel resto d’Europa sono celebrati come meritano. Celebrazioni doverose a cui ci accodiamo orgogliosamente anche noi. Anche perché non farlo sarebbe un reato da codice penale.

Il loro è un sound senza tempo che può anche non affascinare, ma, non è allo stesso modo possibile, non riconoscere il valore delle loro composizioni. Rispetto al passato appare ancora più forte la loro tendenza a spostarsi verso territori psichedelici anziché scegliere di affiliarsi a un qualcosa di più orientato verso l’hard rock 70’s. Scelta che non può che rendere felici tutti coloro che amano perdersi nel cosmo in compagnia di suoni che aiutino ad assimilare al massimo delle potenzialità il trip che si sono appena calati.

L’album è infatti un ottimo esempio di come potrebbe suonare il “viaggio” indotto che abbiamo deciso di intraprendere con quel piccolissimo quadratino di carta che abbiamo posato sulla lingua. L’alterazione dello stato di coscienza inizia, e prosegue quindi, in compagnia degli Giöbia, in un itinerario che non prevede fermate intermedie. e che ci porta alla conclusione dell’album con la voglia di ricominciare quanto prima, rimettendolo da capo. Secondo loro l’album rappresenta quello che sentono di essere in questo preciso momento. Restando su questa linea di pensiero non possiamo che aggiungere come secondo noi quello dei Giöbia è senza dubbio uno dei nomi più spendibili quando si parla di sperimentazione sonora.

La forza della loro proposta, infatti, sta proprio nel riuscire a dare del tu alla ricerca, e alla sperimentazione senza ricorrere a ritrovati ultratecnologici come i computer che possano accelerare il processo. A loro resta solo la mente come collante tra le idee e la realizzazione del pensiero, non ci sono artifici sonori moderni che vengono in loro aiuto. It’s only rock’n’roll come diceva qualcuno diversi decenni fa. Nel frattempo, mentre quel qualcuno è invecchiato piuttosto male, e non ha ancora deciso di smettere, nonostante non faccia un disco accettabile da non sappiamo più nemmeno noi quanto, gli Giöbia continuano a mietere vittime con un approccio misterioso e proprio per questo ancor più intrigante. Le atmosfere del disco infatti si fanno ulteriormente dilatate, i confini perdono il loro significato e tutto sembra ulteriormente ovattato e ipnotico. L’album ha proprio questa funzione di partire in modo deciso per poi prendere la via del cosmo in un viaggio senza ritorno. Un incubo a tutti gli effetti che trasuda terrore partendo proprio dal finale dell’album con la suite in quattro parti “La Mort de la Terre” che per venti minuti ci chiude in un angolo senza permetterci di respirare.

Alla fine possiamo quindi considerare “X-ÆON” come un album caratterizzato ancora una volta da una creatività invidiabile che rimane costante in ogni loro disco, pur se modellata di volta in volta a seconda del fine che si sono prefissati. Siamo a ridosso del ventennale dai loro esordi e, guardandoci indietro, non possiamo non riconoscere una maturazione continua che li porta oggi ad essere una realtà concretamente inserita in un contesto internazionale di assoluto spessore. Il loro unico difetto (se così vogliamo definirlo) sta nell’aver scelto un sound molto poco commerciale (o sputtanato) che per l’ascoltatore medio italiano risulta di difficile assimilazione, abituato com’è a guardare i dischi anziché ascoltarli, forte del fatto che si tratta di produzioni assolutamente identiche, tutte legate a quei cliché da cui non ha la forza di distaccarsi.

Quadro desolante, ma a nostro avviso assolutamente reale, altrimenti non si spiegherebbe il proliferare di album costantemente votati al medesimo canone estetico. In un contesto di questo tipo una proposta sognante, raffinata e intelligente come quella dei Giöbia non può trovare terreno fertile in cui riprodursi. Ma questo non deve per loro essere un problema, e siamo certi che, infatti, non lo sia affatto. Se continueranno a realizzare album di questa portanza niente potrà essere loro precluso. Né domani né mai. Forti del fatto di aver ormai trovato un sound immediatamente riconoscibile i Giöbia hanno le idee chiarissime su quello che hanno in mente, e come fare per renderlo concreto e tangibile. L’idea che ci siamo fatti, ascoltandoli e rimettendoli ripetutamente da capo, è che poi, in sede live, si possa veramente essere in grado di cogliere l’essenza che sta alla base del progetto.

Siamo intimamente convinti, infatti, che un loro brano potrebbe non suonare mai due volte nello stesso modo, quindi non possiamo che augurarci di riuscire a vederli dal vivo prima o poi, per poter toccare con mano le atmosfere sempre cangianti con cui ci hanno sedotto, e verificare quanto le nostre ipotesi siano malsanamente campate in aria, o se al contrario torneremo a casa felici di aver avuto conferma ai nostri deliri. In estrema sintesi possiamo affermare che “X-ÆON” è un album giustamente ambizioso, che sposa l’idea di una bellezza da ricercare in ogni luogo, tempo o spazio in cui possa essere racchiusa, realizzato da una band di primissimo piano.

GIÖBIA – X-ÆON Tracklist

1. Voodoo Experience 04:40
2. Fractal Haze 06:43
3. The Death of The Crows 03:09
4. 1976 07:14
5. Vers les Terres-Rouges (La Mort de la Terre) 04:51
6. Les Ferromagnétaux (La Mort de la Terre) 05:12
7. L’Eau fugitive (La Mort de la Terre) 06:40
8. Dans la nuit éternelle (La Mort de la Terre) 03:20

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