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Recensione : Furore di John Steinbeck

Furore di John Steinbeck: “Pubblicato nel 1939 “Furore” è divenuto il romanzo simbolo della Grande Depressione americana.

Furore di John Steinbeck

Furore di John Steinbeck

“Pubblicato nel 1939 “Furore” è divenuto il romanzo simbolo della Grande Depressione americana.

Nell’odissea della famiglia Joad, in penosa marcia, come migliaia e migliaia di americani, verso gli aranceti della California, è ripercorsa la storia delle grandi, disperate migrazioni interne, lungo la Highway 66, verso lo sfruttamento, la miseria, la fame: un quadro potente e amaro di una dura Terra Promessa dove la manodopera era sfruttata e mal pagata, dove ciascuno portava con sé la propria miseria “come un marchio d’infamia”.

Potrete leggere passaggi come questi:

• Sai cosa facevo? Cantavo le glorie del Signore, stordivo i fedeli a furia di paroloni, e per farli rinvenire li battezzavo, e poi sai cosa facevo? Mi portavo una ragazza nell’erba e la coricavo. Tutte le volte così. Dopo, avevo rimorso, e pregavo e pregavo ma non serviva a niente. Alla prima occasione ricominciavo. Ho finito per convincermi che era un caso disperato, e che non ero altro che un impostore. Ma non lo facevo mica apposta.

• Capita che chiunque faccia parte di una banca non approvi l’operato della banca, eppure la banca lo fa lo stesso. Vi ripeto che la banca è qualcosa di più di un essere umano. È il mostro. L’hanno fatta degli uomini, questo sì, ma gli uomini non la possono tenere sotto controllo.

Io non ho nessuna intenzione di crepare di fame senza ammazzare chi mi assassina.

• (…) l’idea del carcere è una stupidaggine. Vecchia come il mondo, e tutti sanno che è una stupidaggine, ma nessuno sa proporre qualcosa di meglio.

• (…) ridere fa bene. Come anche bestemmiare; è uno sfogo.

• Sulla strada le vetture dei ricchi passavano sibilando come bolidi scintillanti, e il caldo vento della loro corsa si traduceva in un freddo insulto ai profughi, costretti dalle avarie dei loro catenacci a fermarsi ad ogni posto di rifornimento.

• Sconfortante sarebbe il tramonto degli scioperi mentre i padroni continuano a durare; perché ogni sciopero anche fallito è evidenza del sopravvivere dello spirito. Sconfortante sarebbe notare che l’Umanità rinuncia a soffrire e morire per un’idea; perché è questa la qualità fondamentale che è alla base dell’Umanità, questa la prerogativa che distingue l’uomo dalle altre creature dell’universo.

• Il bisogno origina l’idea, e l’idea stimola l’azione.

• (…) sono così affamati che lavorerebbero per un pezzo di pane. Al padrone conviene che siano in tanti, e il più possibile affamati.

• (…) i grossi latifondisti che conoscono la storia, che hanno occhi per leggere la storia e intelligenza per capirla, sanno, conoscono benissimo il fatto fondamentale che quando la proprietà terriera si accumula nelle mani di pochi, va inesorabilmente perduta. E sanno anche quest’altro fatto, concomitante, che quando una maggioranza ha fame e freddo, essa finisce sempre col prendersi con la violenza ciò che le occorre. E sanno infine questo terzo fatto, meno evidente forse, ma sempre presente nel corso della storia: che cioè le repressioni servono solo a rinvigorire e a riunire tra loro i perseguitati.

• (…) se i lavoratori si organizzano, è segno che c’è un organizzatore, un caporione, che li comanda, che discute coi padroni. Be’, se c’è, la prima volta che apre bocca per discutere, lo abbrancano e lo schiaffano in prigione. E se salta su un altro per sostituirlo, ebbene abbrancano anche quest’altro che fa la stessa fine.

• (…) la linea di demarcazione tra fame e furore è sottile come un capello.

• S’è mai sentito che si faccian le cose con buon senso nell’esercito?

• Non avete mai visto un fagiano reale, superbo della sua bellezza, orgoglioso d’ogni sua penna variopinta, e bum! sparate, e andate a raccoglierlo, e lo trovate tutto guasto e sanguinolento; e sentite rimorso d’aver distrutto un essere vivente che era migliore di voi? Così ci sentimmo noi davanti all’indiano ucciso.

• E nel cinegiornale poi si vedevano dei soldati tedeschi, che marciavano col passo dell’oca… c’era da buttarsi via dalle risate…

• Mi piacerebbe conoscere tutti i peccati, così li commetterei.

• (…) gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nel cuore degli umili maturano i frutti del furore e s’avvicina l’epoca della vendemmia.

• Imparo tutti i giorni che era proprio vero quel che diceva il nonno: in caso di bisogno, rivolgersi solo alla povera gente, mai ai ricchi.

• I poliziotti fanno più casino che altro.

• Si diventa cattivi, a sentirsi inseguiti.

• È la miseria che fa diventar cattivi.

• Non sarebbe mai venuta la fine finché la paura si fosse tramutata in furore.

• Ci son tante cose contro la legge, che però bisogna fare lo stesso.

 

Furore di John Steinbeck

Volete capire qualcosa di più di questo libro? Sappiate che in quegli anni la paura aveva tutti i motivi di regnare negli Stati Uniti. Il giorno in cui Franklin Delano Roosevelt si insediò alla presidenza, il 4 marzo 1933, si trovò di fronte una crisi disastrosa.

Quella mattina le banche di Chicago e di New York, i centri gemelli del capitalismo americano, chiusero i battenti, seguendo l’esempio dato il mese prima da tutte le altre banche del paese.

Il sistema bancario era completamente crollato sotto il peso del ritiro dei depositi da parte dei clienti presi dal panico. I disoccupati erano tra i 12 e i 15 milioni, un quarto dei lavoratori di tutta la nazione.

Altri libri si John Steinbeck su Iyezine.com :

La battaglia di John Steinbeck, edito da Bompiani

La valle dell’ Eden di John Steinbeck

Furore Di John Steinbeck

Furore Di John Steinbeck

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1 Comment
  • Avatar
    hector valmassoi
    Posted at 17:47h, 15 Gennaio Rispondi

    “Il bisogno origina l’idea, e l’idea stimola l’azione.”
    I buoni propositi per il futuro…
    Grazie Marco

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