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Recensione : Everlasting – March Of Time

Gli Everlasting perpetuano in maniera ineccepibile la recente ma consolidata tradizione del funeral melodico russo

Everlasting – March Of Time

La Russia continua a dimostrarsi una fucina inesauribile di band dedite al funeral doom, ma che non sempre offrono risultati entusiasmanti come accade invece in quest’occasione, con l’esordio degli Everlasting.

Il prematuro split dei Comatose Vigil e l’appannamento degli Abstract Spirit, non essendo cosa certa che gli immensi quanto misteriosi Ea siano effettivamente di nazionalità russa, come si sostiene da tempo, aveva di fatto lasciato l’imprimatur del genere nell’ex-Unione Sovietica ad interessanti realtà provenienti dai paesi limitrofi, come gli ucraini Narrow House o i georgiani Ennui; l’irruzione sulla scena degli Everlasting conferma comunque che il funeral è un genere capace di rigenerarsi scovando in ogni parte del globo musicisti in grado di rinnovarne la magia e la tragica bellezza.
March Of Time possiede i toni melanconici e delicati che il genere assume quando va a lambire le sponde del gothic doom, avvicinandosi quindi alle evocative litanie di act quali My Dying Bride (soprattutto nella conclusiva Silence) e Saturnus (ai quali i nostri si avvicinano molto in diversi momenti della magistrale title-track).
Qui la tragedia esistenziale non assume i toni apocalittici di Station Dysthymia, Krief De Soli o The Nihilistic Front, il dolore viene stemperato dalle melodie dolenti che scandiscono le fasi della vita inevitabilmente avviata verso un epilogo comune e ineluttabile.
Remaining In Ground e The Great Contradiction sono le altre due pachidermiche tracce di un album che fa della ricerca melodica una delle sue caratteristiche principali e se questo, per chi vorrebbe ascoltare qualcosa di più disturbante o cervellotico, potrebbe rappresentare un limite, non lo è affatto per chi preferisce abbandonarsi a sonorità consolatorie e illusoriamente rassicuranti.
Un disco che possiede picchi emotivi raramente riscontrabili, incastonati all’interno di un lento incedere, rotto soltanto da una breve parentesi ispirata al cascadian black metal nella parte centrale del brano d’apertura; gli Everlasting perpetuano così, in maniera ineccepibile, la recente ma consolidata tradizione del funeral melodico russo, andandosi ad affiancare a pieno titolo alle band citate all’inizio della recensione.

Tracklist:
1. Remaining in Ground
2. The Great Contradiction
3. March of Time
4. Silence

Line-up :
Evgeniy Granovsky – Drums
Mikhail Popov – Guitars
Dmitriy Belyaev – Vocals, Keyboards, Lyrics
Dmitriy Arkhipov – Guitars

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