Il misterioso Stigmatheist torna con il suo progetto Ego Depths a quattro anni di distanza dall’esordio, con questo disturbante e monolitico Gjerhal Ket Bardo.
Il musicista ucraino, ma ormai stabilmente di stanza in Canada, propone il suon funeral dai tratti sperimentali che va a collocarsi ovviamente nella frangia di meno immediata fruibilità del genere.
Va detto, a onore del vero, che Ego Depths non è sinonimo di abuso di atmosfere ambient o drone, infatti il suono è costituito per lo più da un’autentica muraglia di incomunicabilità, fatta di riff attraverso i quali si insinuano flebili accenni melodici, spesso condotti da una chitarra solista dal suono particolarmente lancinante.
Le vocals sono (forse troppo) in secondo piano rispetto al resto dei suoni, un peccato sotto certi aspetti, anche se l’effetto straniante è assicurato; in effetti Gjerhal Ket Bardo è il classico lavoro che, se ascoltato senza la giusta predisposizione e soprattutto la necessaria pazienza, ai primi approcci respinge brutalmente salvo poi mostrarsi, con il susseguirsi dei passaggi nel lettore, un autentico monumento alla sofferenza.
Delle cinque tracce presenti sul disco, una è un breve strumentale acustico mente gli altri quatro monoliti sonori viaggiano su una media di un quarto d’ora ciascuno, autentiche prove di resistenza alle quali viene sottoposto l’ascoltatore, annichilito da passaggi claustrofobici, ma ugualmente ricchi di un fascino magnetico, capaci di attrarre irresistibilmente dopo i primi attimi di iniziale repulsione.
Il lavoro scorre tra atmosfere asfissianti, di tanto in tanto interrotte da momenti di calma apparente, nei quali fanno capolino anche armonie inattese (nella parte centrale di Unmasker of the Absurd giurerei di aver riconosciuto un‘aria tratta da Jesus Christ Superstar, sia pure parzialmente trasfigurata ), utili per rompere solo temporaneamente la tensione prima che questa riesploda in un brano dai tratti apocalittici come My Hearse Immortal, si stemperi nuovamente nella breve This Still per giungere alla degna conclusione con la magnifica …Into the Empty Maw of Universe, traccia per certi versi più “convenzionale” nella quale l’anima sperimentale convive con attimi dalla ragguardevole carica emotiva.
Agli antipodi del funeral più melodico, Gjerhal Ket Bardo si rivela opera in grado di tratteggiare efficacemente la rabbia e la demotivazione nell’essere umano, così come il genere impone.
Tracklist:
1. Dissolution…
2. Unmasker of the Absurd
3. My Hearse Immortal
4. The Still
5. …Into the Empty Maw of Universe
Line-up :
Stigmatheist Everything