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Recensione : Delrei – Desolation and Radiation 

Delrei - Desolation and Radiation 

Delrei - Desolation and Radiation 

Delrei – Desolation and Radiation 

A me, proprio a me, l’autoproclamatosi paladino della bassa fedeltà, il sedicente cavaliere senza macchia e senza paura del lo-fi capita di recensire, nel giro di pochi giorni, due dischi ben suonati, ben registrati e ben prodotti.

E sapete qual è il paradosso? mi piacciano entrambi, e pure parecchio. Dopo aver parlato di Andrea Van Cleef eccomi quindi a scrivere qualche riga sul disco di Delrei, moniker dietro il quale si cela il chitarrista Alessandro Mercanzin. Anche in questo caso si tratta di atmosfere desertiche, ricche di pathos ed evocanti una sottile e straniante malinconia che non scade però in nessun caso nella stucchevolezza, né nello sterile autocompiacimento.

Gli undici pezzi di questo album sono tutti di ottima qualità, frutto dell’ispirazione e della capacità dell’autore nel saper comporre canzoni che rimandino alla mente echi e sensazioni che è complicato rendere con il giusto afflato.

Tra di essi spiccano lo spleen baudleriano di Into the Wasteland, l’aura da duello al sole senza possibilità di redenzione di Nowhere to Ride e la profondità di Mysterious Traveler, il mio brano preferito del lotto. Anche i pezzi più connotati, già a partire dal titolo, funzionano perfettamente, come nel caso di Get Lost Blues, che è per l’appunto un blues profondo e doloroso, oppure Country che sin dal titolo riecheggia il country and western, ma nella sua accezione meno standardizzata.
Ah, dimenticavo, questo disco è pure totalmente strumentale e, nonostante ciò, incontra il mio incondizionato favore.
Che stia diventando vecchio? Come? Lo sono già???

Delrei – Desolation and Radiation

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