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Recensione : Darkthrone Astral fortress

Tornano i Darkthrone con "Astral fortress" su Peaceville, disco che segue "Eternal hails" uscito l'anno scorso. Darkthrone Astral fortress.

Darkthrone Astral fortress

Un viaggio nel biancore della neve e nelle tenebre di eoni spaventosi.

Tornano i Darkthrone con “Astral fortress” su Peaceville, disco che segue “Eternal hails” uscito l’anno scorso. Questo disco appartiene al nuovo corso sonoro del duo, cominciato nel 2016 con “Arctic thunder” lavoro che ritornava a modo loro a certe sonorità del passato, rielaborate in maniera diversa e che qui trovano forse la loro migliore manifestazione. Il suono è ruvido, minimale con un cantato in chiaro con qualche accenno di growl ma poca roba.

Il livello sonoro non arriva mai all’aggressione, più che al sottoterra già a partire dal titolo si guarda in alto allo spazio nero ed incontaminato, anche se ci sono ovviamente incursioni nel sottosuolo, come nella seconda traccia “Impeccable caverns of Satan”.

L’impasto sonoro prende elementi da molti generi come black, thrash, doom e l’heavy metal per non arrivare vicino a nessuno di essi, ma per continuare una via sonora che è solo dei Darkthrone. Questo gruppo è forse uno dei più controversi a livello musicale, uno dei più discussi e in tanti li amano, altri li odiano e alcuni ovviamente dicono che non sono più i Darkthrone a partire dal terzo minuto dopo la loro formazione.

Se si ha invece la voglia di ascoltare ” Astral fortress” è un disco che regala molte sorprese e possiede ottimi spunti e forse, anche se è molto soggettivo come giudizio, è il loro migliore lavoro da alcuni anni a questa parte.

Chitarre grezze con riff che arrivano diretti dal doom, dal proto metal e dallo speed metal, tutte grandi passioni di Fenriz che qui trovano libero sfogo sposandosi molto bene con la grande produttività di questo duo, che fa nascere molta musica. “Astral fortress” è un grande viaggio in una dimensione tenebrosa e che possiede una grande estensione sconosciuta che genera terrore e stupore perché travalica la possibilità di conoscenza umana.

Come per certe creazioni del sommo H.P. Lovecraft la musica dei Darkthrone si mette al servizio della descrizione di fenomeni ed entità assai al di fuori della nostra comprensione, e questo lo si evince fortemente in tracce come la finale ” Eon 2″ vera e propria cavalcata metallica attraverso ere troppo grandi di cui avere solo paura.

Aumentano le soluzioni sonore e si ampliano anche le soluzioni fin dall’iniziale “Caravan of broken ghosts” che possiede appunto l’incedere di una carovana di spirti rotti e rovinati, descritti perfettamente grazie ad una musica cadenzata, lenta e distorta, composta solo di chitarra e batteria, pressoché perfetta per questa narrazione.

Un disco molto piacevole e ben composto, melanconico e fortemente fantasy con un grande affresco sonoro come ” The sea beneath the seas of the sea”, un brano che rende molto bene cosa sia questo disco, In molti lo stroncheranno, altri non lo sentiranno nemmeno, ma vale molto la pena di ascoltarlo perché è un disco che farà la gioia di chi ama il metal, con quella deriva classica e davvero pienamente metal oltre le etichette che piace tanto a chi ama i classici ma ha anche curiosità musicale.

I Darkthrone si confermano i Darkthrone, un gruppo che fondamentalmente fa quello che gli pare e ciò che gli piace di più, suonando quello che vorrebbero ascoltare loro per primi, e gli riesce benissimo e questo “Astral fortress” è un ottimo ascolto, e applausi alla bellissima copertina che rende molto bene il nocciolo di questo disco.

Darkthrone Astral fortress

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