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Recensione : Chain Of Dogs – Burning Bridges In A World Of Death

Folk Metal dai Paesi Bassi influenzato da sonorità punk

Chain Of Dogs – Burning Bridges In A World Of Death

Nord Europa, intorno all’anno mille il vecchio continente è devastato dalla peste, da continue guerre e da una chiesa romana potente e crudele che, usando l’arma letale dell’inquisizione, spadroneggia con la politica del terrore ed estende i suoi ipocriti tentacoli, partendo dalla Germania ed espandendosi fino ai Paesi Bassi e a tutta la penisola Iberica.

Al popolo, ormai ridotto alla fame, decimato dalle malattie, non rimane che riunirsi in squallide taverne dove le donne vendono i loro flaccidi corpi e gli uomini bevono e cantano, devastati da alcool di dubbia provenienza.
La musica di un’ipotetica colonna sonora per questi scenari (nella realtà neanche troppo lontani) potrebbe tranquillamente essere quella di questo gruppo olandese, che di nome fa Chain Of Dogs.
Il combo olandese è al secondo album, dopo quello rilasciato nel 2010, e due Ep: il suo è un folk metal influenzato dalle band regine del genere, come i finlandesi Korpiklaani, e dai padri Skyclad, ma non rinunciando ad un’attitudine punk dando uno sguardo anche a chi, partendo da questa base, infarcisce i propri brani di suoni folk come i Dropkick Murphys.
Come nei Korpiklaani, gli strumenti tradizionali sono sempre ben presenti, rivestendo il ruolo di protagonisti e accompagnati da quelli rock, tra i quali è da sottolineare la prova della sezione ritmica, in evidenza su tutto il lavoro (Kenneth Martens alle pelli e Remy Maes al basso).
Le voci sono ben bilanciate tra vocalizzi prettamente thrash, qualche accenno al growl, ma sopratutto un cantato alla Pogues che poi è il “colpevole” dell’atmosfera punkizzata del disco.
Dal primo brano in poi il lavoro si sviluppa e mantiene le coordinate di un’alternanza tra canzoni veloci, a tratti divertenti, ed altre accompagnate da uno spirito più battagliero e tragico, ma comunque sempre piacevoli, definibile come un combat folk, più vicino ai Pogues elettrici che non ai Turisas.
L’unico problema di questo lavoro è che non ha particolari sbocchi, nel senso che, essendo molto di genere e poco metallico, risulta un prodotto only for fans, ma non credo che i Chain Of Dogs giustamente se ne curino più di tanto.

Tracklist:
1. Intro
2. D’r Zjwarte Hond Va Krapoel
3. Ich Bring D’r Dooed
4. Deathworld
5. Blood Follows
6. Bridgeburners
7. ‘t Zjwatte Loak
8. Intro Doa is mie Land
9. Doa is mie Land (Remix)
10. Follow Me Up To Carlow (Demo)
11. The Foggy Dew (Demo)
12. Tooth and Jaw (Demo)
13. Oprotte! (Unreleased)

Line-up:
Olaf Nijssen – Vocals,mandolin
Arne Gerits – Violin,Wistless,vocals
Samana Rikers – Vocals,wistles,guitars
Kenneth Martens – Drums
Tim Skerka – Guitars
Remy Maes – Bass

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