Quando ero ragazzino, ai tempi dell’armistizio badogliano, il sabato mattina si andava a scuola ed era quindi la domenica la giornata in cui recuperare un po’ di sonno arretrato: ma non per me, non per noi.
La domenica mattina infatti c’era la partita, se ti diceva bene giocavi in casa ma, se si era in trasferta, la sveglia suonava ad un orario antelucano. Ci si trovava in piazza, di solito al freddo, con la prospettiva di un risultato spesso scontato, spesso negativo. La giornata proseguiva con il vedere la partita della prima squadra, magari facendo il raccattapalle, e, se proprio ti andava bene, seguendo poi il calcio professionistico in quel di Genova.
Tutto ciò fino a novantesimo minuto, raggiunto il quale si veniva consegnati all’infinita malinconia propria della domenica sera. Queste sono le suggestioni che vogliono e riescono ad evocare i Casual Boots, quell’accezione romantica del gioco del calcio di provincia fatta di un pallone buono (quello con cui si cominciava a giocare) e di tanti simili a pietre quando il primo si perdeva ai bordi di un campo spesso improbabile, sempre in terra battuta.
Ma il duo marchigiano non è qui soltanto per rievocare ricordi agrodolci, ma soprattutto per proporre musica ed è dell’ultimo ep che si apre con Rainbow Night, ricordando le atmosfere sommesse e soffuse che furono dei primi Shins, prosegue con il magnifico fischiettio spensierato che apre Carwash, autentico gioiellino pop, passa per Roses and Thorns le cui dolci spire avvolgono in un caldo abbraccio e si chiude con Monster In Me, brano dai ritmi più serrati, che propone una strana quanto affascinante mistura fra Devo e Housemartins.
Avendo avuto la fortuna di occuparmi del dinamico duo anche in occasione del suo esordio posso tranquillamente affermare che i Casual Boots erano, sono e restano ispiratissimi, capaci, come pochi sanno, di creare canzoni dolci ma grintose, pop ma non prive di spessore.
Teniamoceli stretti perché di talenti simili non se ne trovano poi molti.
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