Non sempre l’unione di musicisti provenienti da differenti ottimi gruppi culmina in una formazione che produce un ottimo disco, i casi sono tantissimi e non si può certo enumerarli tutti qui. Si sappia però che non è questo il caso dei Bottomless, composti da ottimi musicisti che producono un disco al di fuori del comune.
La formazione a tre vede Giorgio Trombino (Assumption, Shrieking Demons) alla chitarra e alla voce, David Lucido alla batteria (Assumption, Shrieking Demons) e dai magnifici Messa Sara Bianchin al basso. Il disco si intitola “The banishing” ed è un capolavoro di doom anni settanta e ottanta, una lussuria di giri di chitarra lenti e granitici, linee di basso profonde e corpose, batteria che spazia in ogni dove, e soprattutto melodie fantastiche che ora cavalcano, ora si muovono più nascoste.
Fortissimo lo spirito doom dei primordi, ma altrettanto possente e il vero motore primo del disco è l’heavy metal inteso nella sua accezione più pura ed epica.
Chi ama per davvero lo spirito metal senza compromessi amerà alla follia questo disco che è stato concepito in un’altra era, quando le cose erano più marcate e il suono si rivolgeva i giovani che amavano l’heavy rock e lo cercavano quotidianamente. I tre musicisti sono troppo giovani per aver vissuto quella ondata che ancora adesso pulsa in tutte le parti del mondo, ma con l’esordio e con questo secondo disco ne hanno saputo cogliere l’essenza più vera in maniera molto fedele e bellissima, perché prima di tutto questo è un disco molto molto piacevole e pieno di grande musica. I Bottomless sono una fuga nell’heavy doom classico, suonato in maniera divina, con testi che parlano di epica e di cose dimenticate in questa epoca tecnologica, ma che abbiamo dentro da tempo immemore. Ogni passaggio di ogni canzone è fatto con cura, le melodie sono di un altro livello, e se si chiude gli occhi si torna davvero indietro nel tempo, ma non è mera nostalgia, è cogliere in pieno lo spirito di un’epoca e di un ostile che sta alle basi della musica che i tre producono con le loro rispettive bands.
Dalla prima all’ultima canzone il disco è magia pura, epicità, lentezza, potenza e atmosfere del periodo migliore dei St.Vitus, e paragonare un gruppo ai St. Vitus non è cosa da tutti i giorni.
“The banishing” è uno dei migliori lavori italiani del 2023, un nettare dolcissimo in una grandissima confusione che stiamo vivendo, una sicurezza seppur musicale.