i Bardo Pond nascono a Philadelphia nel 1989, per mano dei fratelli chitarristi John eMichael Gibbons, e la loro caratteristica principale è per l’appunto la distorsione spazio temporale per mezzo delle sei corde. Qui siammo alla loro ottava prova su long playing, la prima su Fire Records, dopo una lunga militanza su Matador, e poi su Atp.
I Bardo Pond sono dei dilatatori spazio temporali, sono un gruppo fondamentalmente pschidelico, profondamente rock allo stesso tempo, distorti e vicino ai droni, e con una chiara impronta progressive in alcuni punti. Certamente non di facile ascolto, “ Undone “, la quarta traccia di questa registrazione, dura ventuno minuti, un viaggio dilatato all’estremo, un viaggio senza ritorno. Per un muscicista deve essere estremamente difficile dover tagliare le proprie composizioni per ragioni commerciali. I Bardo Pond non sono un gruppo commerciale o che deve vendere, per cui la loo musica è uncut, senza taglia, sono quasi libere improvvisazioni, flussi continui ed eterei che tengono l’ascoltatore incollato alle note. In tutto questo, io ci sento anche un retrogusto grunge, ovvero, i Bardo Pond sono riusciti là dove quasi tutti i gruppi grunge hanno fallito, sia nel sopravvivere a sé stessi, sia nell’evolversi, sena fare esimie cagate. Un gran bel viaggio, l’ennesima grande prova di questo gruppo ormai leggendario.
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