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Recensione : Angelo De Augustine – Swim Inside The Moon

Un indiano metropolitano a metà tra guru del deserto fuori Los Angeles e folk singer baciato dalle mille e una notte. De Augustine porta una ventata di puro piacere elargendo caramelle zuccherose e rinfrescanti, nel cui sacchetto magico non è difficile trovarne altre altamente stranianti per oscura bellezza. Un'opera cruciale.

Angelo De Augustine – Swim Inside The Moon

Spesso alcuni dischi prestati alla diffusione dell’ascolto su vasta scala godono di un trattamento in sordina rispetto ad altri, magari perché appartengono a generi espressivi poco in voga al momento della loro uscita, oppure perché il loro carattere flebile e introverso stenta ad attrarre l’ascoltatore che aspetta qualcosa di maggiormente intrigante dalle tessiture sonore, oppure il battage pubblicitario è talmente esiguo da far preferire la sordina, così il piccolo scrigno contenente la musica proposta va a costituire il bagaglio per una piccola nicchia di appassionati che a quell’artista affida il proprio caleidoscopio di sensazioni, diventando il fagotto preferito da portare con sé lungo il tempo.

Contemplando il lavoro di Angelo De Augustine, ci si imbatterebbe curiosamente in un caso del genere se non ci fosse la spinta che lo ha collocato nella scuderia di Sufjan Stevens, spopolando sul web diversi mesi prima dell’annunciata data di uscita del suo disco ultimo, prevista il 18 agosto; egli si pone cantautore e cantore dai toni quieti e tranquilli, si ascolta il falsetto della voce, il sussurrato vibrato e la chitarra acustica amica presente in ogni brano, rilasciando filastrocche pastello velate di dolcezza e lontana malinconia pronte a dare forma al nostro immaginario tempo, grazie anche al riverbero sonoro ottenuto tramite registrazioni in ambiente domestico, il bagno e la vasca da bagno sono stati privilegiati, quanto l’uso di una reel-to-reel machine e un microfono Shure SM57, dando alla voce il senso di essere rincorsa dietro dietro.

Il fiabesco tono spinge ad adottare un punto di vista che liscia la materia neuronica e nelle variazioni ritmiche e timbriche si amplia particolarmente il discorso musicale, stendendo l’impressione prima di fragilità in una ben più corposa materia.

9 tracce scandiscono l’avanzare dell’album, di durata tra i 2 e i 4 minuti, ma apprendiamo qualcosa di più su questo ragazzo: Angelo, 24 anni, scrive e registra musica in Thousand Oaks, California – un sobborgo a nord di Los Angeles, dove è cresciuto. La sua musica composta in precedenza include il suo album di debutto auto-prodotto, “Spirals of Silence” e un follow-up di 3 canzoni, l’ EP “How Past Begins”. Questo è il secondo album di Angelo dato alle stampe, nella prima edizione limitata in vinile, a forma di osso, notiamo in copertina illustrazioni di Angelo; Sufjan Stevens ha animato il video stop-motion per “Crazy, Stoned and Gone”.

Tale album rispecchia il sound originario che Angelo ha sempre avuto in mente sin da quando una decina di anni fa ha cominciato quel percorso di ricerca personale animando la sua musica, che, unito alle parole, ha generato qualcosa di difficilmente spiegabile, o come dice Angelo stesso: “I get into this place, and then I wake up with a song instead of a dream”.

Ciascuno può ritrovare nelle sue songs segmenti di artisti che costituiscono la linea evolutiva di Angelo, da Nick Drake a Vashty Bunyan, da Dando Shaft a Joanna Newsom, buoni esempi sia del passato remoto che di quello recente: il suo folk amabile tocca corde ispirate alla natura, al flusso dei momenti che incasellano le nostre vite donando un battito di libertà, l’invito a vagare con leggerezza sopra i panorami della quotidianità, scoprendo quel carattere indispensabile, la leggerezza, che invoglia a non prendersela troppo con il mondo, con gli uomini, con le insidie della rabbia pronta a farci incazzare di brutto quando le cose non girano bene. Con Angelo ti scazzi totalmente e diventi, sembra uno sciocco gioco di parole, un angelo che sa dove andare a parare.
Non dobbiamo pensare ai suoi brani come aderenti al filone “christian music” solo per il fatto che potrebbero far spuntare le ali all’ascoltatore, magari dovremmo pensare all’alba della bellezza che si presenta sotto forma di dolce aquilone che gioca nel cielo, mentre Angelo ne tira i fili, divertendo e ingentilendo il cuore; e se ascolti con una virgola di interesse in più, magicamente quei fili cominci a tirarli tu.

ETICHETTA
Asthmatic Kitty Records

TRACKLIST
1. Truly Gone
2. Haze
3. More Than You Thought To Use
4. Crazy, Stoned, and Gone
5. Fade
6. On My Way Home
7. I’ll Wait For The Others
8. Dreaming Of The Moon
9. I Hope That All Of Your Dreams Come True

LINE-UP
Angelo De Augustine – Guitar, Piano, Vocal

VOTO
8,40

URL Facebook
https://www.facebook.com/angelodeaugustinemusic/

URL YouTube, Soundcloud, Bandcamp

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