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Recensione : Angeli Con Le Ali Bagnate Di Rossella Bianchi

A distanza di un solo anno dalla pubblicazione del suo debutto letterario "In via del campo nascono i fiori" Rossella Bianchi torna ad alienare e disturbare i nostri pensieri "per bene".

ANGELI CON LE ALI BAGNATE ROSSELLA BIANCHI

Angeli Con Le Ali Bagnate Di Rossella Bianchi

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ANGELI CON LE ALI BAGNATE
ROSSELLA BIANCHI
IMPRIMATUR 2016
A distanza di un solo anno dalla pubblicazione del suo debutto letterario “In via del campo nascono i fiori” Rossella Bianchi torna ad alienare e disturbare i nostri pensieri “per bene”. Edito ancora da Imprimatur Editore “Angeli con le ali bagnate” è da poco nelle librerie [digitali e fortunatamente anche reali e concrete] ma noi non ce lo siamo lasciati sfuggire e dopo averlo velocemente recuperato abbiamo impiegato le solite ventiquattrore per divorarlo come il suo predecessore.

Rossella non sposta di molto il tiro e ritorna, ampliandoli, sui concetti e sui mondi che ha trattato nel suo fortunato debutto. Gli angeli dalle ali bagnate cantati da Rossella sono tutti quei bambini che “quando nascono sono angeli, anch’io ero un angelo, ma alcuni nascono con le ali bagnate e invano inseguiranno il sole per asciugarsele. Ecco, io ho capito che non avrei mai volato, ma non potevo rassegnarmi a strisciare. Ho deciso che anche senza poter volare volevo vivere, amare per essere amata a mia volta. Sotto la mia apparente timidezza e i sottomessi silenzi covavo tutta la mia determinazione a non farmi annientare ». Il meltin’ pot che emerge dalle centoquarantaquattro pagine del libro racconta di una piccola porzione di città in continuo fermento che negli anni non ha smesso un attimo di respirare un’atmosfera totalmente avulsa rispetto agli altri quartieri più “nobili e presentabili”.

Il contesto è sempre quello di un’emarginazione che ha svilito le esistenze di tutti quelli che non si sono voluti allineare al pensare e al vivere comune o per lo meno di facciata, dal momento che come spesso ricorda Rossella di giorno tutti sono pronti a condannare le trans del ghetto però poi di notte sono ai loro piedi ad implorare quell’attenzione e quella trasgressione che il loro mondo per bene gli nega. Le protagoniste del libro sono le stesse che abbiamo intravisto tra le pagine del primo parto di Rossella a fare da sfondo ai suoi racconti di vita vissuta. Raccontate e sviscerate come sempre senza scendere [e trascendere] in volgarità gratuite, analizzate ma non giudicate, affettuosamente dipinte in quelle debolezze che le hanno spesso portate incontro ad una fine triste e premautra.

Droga, carcere, umiliazioni, malattie e tanta indifferenza hanno fatto strage di tutte gli angeli del ghetto di Genova.

Hanno perso le loro ali finendo per strisciare incontro a quel destino che non sono stati in grado di modificare. A rialzarsi per tornare a spiccare il volo ci hanno provato in tanti ma in pochissimi soon riusciti a rialzare la testa. Pochi eletti che tra fortuna e grande forza di volontà hanno spiegato di nuovo le proprie ali in cerca di quel sole che possa davvero illuminare le loro notti passate al freddo in attesa di un domani diverso. Il crogiolo di figure è davvero senza sosta, e se tutte vengono cantate con la massima sincerità mostrando i loro lati più deboli non tutte finiscono per avere la stessa rilevanza e non a tutte riusciamo ad affezionarci. Ma in fondo l’intento di Rossella non è quello di farci “innamorare” di lei e delle sue colleghe, non vuole suscitare compassione e miseria ma solo farci riflettere sulla massiccia dose di ipocrisia di cui ci nutriamo tutti i giorni. Non siamo soli. E non lo saremo mai. Anche se ci farebbe molto comodo continuare a pensarlo. E il ghetto di Genova è solo lo strumento per aiutarci ad ammetterlo. Ci sono tanti, tantissimi angeli con le ali bagnate in ognuna delle nostre città e il fatto che non riescano a volare non necessariamente è solo colpa loro. Guardiamoci dentro [ogni tanto]. Vivere è un dono che ci accorgiamo di possedere solo quando persone come Rossella ci mettono davanti ad un microcosmo che fingiamo di non vedere e di non conoscere ma che sappiamo concreto e tutt’altro che circoscritto. Per noi che consideriamo vivere la vera morte, leggere i racconti di Rossella rischia di essere l’unico e il vero antidoto alla nostra cronica apatia affettiva. Le parole di Rossella sono tanto dirette quanto sovversive.

Constringono a pensare e per questo spaventano e spiazzano. Creano un diverso modo di intendere la realtà o per lo meno ci provano.

Sta a noi dare un seguito ai suoi buoni propositi.

Saremo abbastanza coraggiosi?

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