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Recensione : Alain Weber – Hoover Cover

Alain Weber - Hoover Cover: Su Alain Weber ho pochissime informazioni poichè la copia del disco ricevuta è piuttosto arida riguardo a ciò, la sua ca...

Su Alain Weber ho pochissime informazioni poichè la copia del disco ricevuta è piuttosto arida riguardo a ciò, la sua cartella stampa non è molto meglio (però almeno lì c’è scritta la tracklist del disco) e internet si è rivelato di ben poco aiuto. Sostanzialmente, di sicuro c’è che è svizzero, che fa il dj, che ha lavorato nella produzione di compilation e che è da 20 anni che si occupa di musica, lavorando da solo o in duo. Questo Hoover Cover si tratta di un disco molto delicato, minimale e legato alla musica classica (predomina l’uso del pianoforte); si caratterizza per un piglio cinematografico e ambientale.

Se è con il pianoforte ossessivamente ripetitivo di You Can’t che si apre il disco, non abbiamo però da temere, la successiva Union Square è già pronta a prendersi cura di noi, con i suoi toni rilassati e decisamente più solari, passando dal pianoforte alla delicatezza degli archi. Guitars And Fantasy, molto cinematografica ed emotiva lascia che ad esprimersi siano proprio gli archi, mentre il pianoforte con sentimento gocciola educato sulla trama intrecciata dai primi. Little Talk With Le Corbousier inarca la schiena, si fa più nervosa e scura, ma è solo un breve sfogo che ben presto si scioglie nella cover di Personal Jesus (praticamente irriconoscibile in questa versione) che coinvolge e trascina tra le sue note e la sua sottile tensione. The Tycoon Graphics Connection è costruita su archi e synth oscuri, forse un poco noiosi e poco espressivi, a dirla tutta abbastanza piatti, ma Pyramids, seppur anch’essa lenta, recupera in buona parte lo smalto perso in precedenza, caratterizzandosi per le sue note delicate e quasi dal sapore esotico. Live Togheter decisamente classicheggiante, ci trasporta nella favola, mimando uccellini in festa. Christmas, che ha ben poco di natalizio, in quanto strutturata su una base reiterata e tesa su cui si appoggia la melodia di pianoforte, lascia spazio alla successiva Forte Fortis XXVI, molto breve e nuovamente orientata verso la musica classica. Indian Summer, cover della canzone di Joe Dassin, scorre tra singhiozzi di pianoforte e chitarra per poi annichilirsi totalmente. Kid Wild, piuttosto arida, non entusiasma eccessivamente, come del resto la conclusiva e tetra Another World.

Alain Weber dà alle stampe un disco che, purtroppo non convince nella sua interezza. Forse è colpa delle canzoni, spesso troppo minimali e aride, forse è colpa della poca capacità comunicativa che riescono ad esprimere o, forse, dalla più generale piattezza compositiva. Quale sia la causa specifica non è importante, ciò che preme è che il disco non gira, che l’ascolto si fa faticoso. Il problema è che non sembra esserci rimedio. L’ascolto non è dei migliori nemmeno considerando l’intero disco come una sorta di colonna sonora, nemmeno se lo si intende come disco di musica da sottofondo. In tutti i casi, la qualità fatica ad arrivare alla sufficienza. Peccato.


TRACKLIST:
01. You Can’t
02. Union Square
03. Guitars And Fantasy
04. Little Talk With Le Corbousier
05. Personal Jesus
06. The Tycoon Graphics Connection
07. Pyramids
08. Live Togheter
09. Christmas
10. Forte Fortis XXVI
11. Indian Summer
12. Kid Wild
13. Another World

Alain Weber - Hoover Cover

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