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Recensione : Aequorea – Departure

La dote principale degli Aequorea è la capacità di far convivere le dicotomiche anime del post metal senza contrapporle, bensì amalgamandole in un tessuto sonoro fluido e sempre avvincente.

Aequorea – Departure

La provincia americana continua ad essere fucina delle realtà musicali più stimolanti e genuine, in particolare quando si tratta di suonare generi il cui appeal commerciale è tale da non consentire soverchi voli pindarici a chi ne è autore.

Gli Aequorea da Nevada City, California, hanno impiegato solo due anni a dare seguito al magnifico Dim, album che invece era giunto a ben otto anni di distanza dall’esordio Tellurian; Departure è quindi la logica conseguenza di quanto fatto nel 2022, risultando forse ancor meglio focalizzato e ugualmente conciso.

Il quartetto si conferma interprete di un post metal/doom di eccellente fattura, privo di fronzoli e mirabilmente orientato a una forma canzone che fa risaltare al meglio una propensione melodica per nulla scontata; il look dei musicisti è suggestivo di un approccio ruvido che in realtà si traduce in una pesantezza che non è mai fine a sé stessa, risultando una sorta di scrigno al cui interno sono rinvenibili passaggi di grande limpidezza sonora.

La dote principale degli Aequorea è la capacità di far convivere le dicotomiche anime del post metal senza contrapporle, bensì amalgamandole in un tessuto sonoro fluido e sempre avvincente; bastano poche note dell’opener Cursed per constatare che questi apparenti boscaioli californiani sono in realtà musicisti sopraffini e quando si viene travolti dalla spaventosa intensità di una canzone come Illusions in Bardo non ci sono più difese che tengano.

In questo segmento stilistico ci sono decine di band esaltate da critica e pubblico che valgono poco più di un’oncia degli Aequorea; non so se ci sia qualche discografico illuminato in grado di accorgersi di questa ingiustizia e abbia voglia di porvi rimedio, nel dubbio supportare la band e fare proprio un album di valore come Departure è già un bel passo avanti.

2024 – Autoproduzione

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