Immerse è il secondo full length degli Acathexis, trio internazionale formato dal belga Déhà (chitarra, basso e tastiere, evito di spiegare chi sia e di citare tutte le sue benemerenze, altrimenti più che una recensione questa assumerebbe le dimensioni di un libro…), dall’argentino Dany Tee (voce, Los Males del Mundo) e dallo statunitense Jacob Buczarski (chitarra, batteria, Mare Cognitum); il lavoro esce a sei anni di distanza dall’acclamato esordio auto intitolato e si rivela destinato ad alzare di parecchio l’asticella qualitativa relativamente al black metal atmosferico.
I quattro brani coinvolgono per una cinquantina di minuti in cui turbina un coacervo di sensazioni la cui somma, alla fine, si sublima in un costante flusso emozionale; rispetto all’opera prima si può apprezzare una maggiore propensione alla melodia, il che non significa affatto un alleggerimento di un tessuto sonoro di rara densità emotiva. Dany Tee strepita come se non ci fosse un domani, quasi a voler sfuggire al travolgente parossismo delle note che lo accerchiano mentre urla al mondo tutto il rammarico e lo sgomento di un’anima lacerata dalla stessa esistenza; dal canto loro Déhà e Buczarski inanellano incessantemente le loro meravigliose e soffocanti progressioni sonore, solo di rado inframmezzate da atmosferici rallentamenti.
L’ascolto di quattro gemme sonore come Dreams of Scorched Mirrors, Adrift in Endless Tides, The Other e A Slow, Weary Wind è un’esperienza appagante come poche altre, grazie a un sound che trasfigura metaforicamente l’ascoltatore fino a renderlo non dissimile dalla tragica figura rappresentata in copertina dal genio grafico di Francesco Gemelli; al momento fatico a immaginare qualcuno che in questo ambito stilistico si possa solo avvicinare a tale magnificenza.
2024 – Amor Fati Productions – Extraconscious Records