Possono bastare 5 brani e meno di 20 minuti complessivi di musica per trasmettere a chi ascolta un vortice di sensazioni che spesso altre band non riescono a produrre nell’intero spazio disponibile in un cd ?
La risposta è sì, senza dubbio; devo ammettere che è un’esperienza utile oltre che gratificante occuparsi, di tanto in tanto, di generi che si apprezzano ma che non costituiscono, per così dire, il proprio pane quotidiano.
Così, imbattendomi negli A Place To Bury Strangers non ho potuto fare a meno di godermi questa breve quanto intensa dimostrazione di devastazione sonora.
Certo, chi negli anni ’80 non si trovava ancora in fasce ma aveva la possibilità di vivere in presa diretta l’evoluzione di certe sonorità, non può fare a meno di constatare che questi ragazzi di New York suonano come una sorta di versione inasprita dei Joy Division.
Ovviamente ciò deve essere valutato in un’ottica positiva, poiché la rumorosa urgenza sonora di Oliver Ackermann e soci risulta assolutamente irresistibile nell’arco delle 5 tracce proposte.
I Lost You e Far Away ingranano da subito le marce alte e non lasciano respiro all’ascoltatore, poi, quando entra in scena l’entusiasmante title-track con il suo basso martellante, non si può fare a meno di immaginare Curtis, Sumner, Hook e Morris calati nel degrado urbano della Grande Mela del XXI secolo.
Forse gli ultimi due brani indulgono un po’ troppo in rumorismi dissonanti, anche se ciò contribuisce a perpetrare l’effetto disturbante che la band si è proposta di somministrare fin dalla prima nota.
Di sicuro Onwards To The Wall è l’imperdibile antipasto di ciò che sarà il prossimo full-length di questo devastante trio.
Tracklist:
1. I Lost You
2. So Far Away
3. Onwards To The Wall
4. Nothing Will Surprise Me
5. Drill It Up
Line-up:
Oliver Ackermann – Guitar, Vocals
Jay Space – Drums
Dion Lunadon – Bass
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