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Recensione : Wünderkammer #2: STR4TA, Tom Skinner, Gondawa, Plumpooh

Str4ta, Tom Skinner, Gondawa, Plumpooh : bentornati a tutti nella mia personale stanza, uno spazio dedicato a curiosità, stranezze e bizzarrie varie in cui tutto è sottosopra, l’alto è in basso e viceversa, gli opposti sono uniti, la contraddizione domina incontrastata.

WÜNDERKAMMER #2: STR4TA, TOM SKINNER, GONDAWA, PLUMPOOH

Wünderkammer #2: STR4TA, Tom Skinner, Gondawa, Plumpooh

Bentornati a tutti nella mia personale stanza, uno spazio dedicato a curiosità, stranezze e bizzarrie varie in cui tutto è sottosopra, l’alto è in basso e viceversa, gli opposti sono uniti, la contraddizione domina incontrastata.

Le porta è aperta, entrate pure.

Inauguro l’anno nuovo con quattro dischetti davvero interessanti e di cui si è parlato molto poco, secondo me ingiustamente, dato che si tratta di bombe atomiche di livello assoluto. Come al solito, preferisco scrivere poco e lasciar parlare molto la musica, per cui al termine della presentazione di ogni album, troverete un link per ascoltare direttamente ciò di cui si è testé parlato.

STR4TA, STR4ATASFEAR
(Brownswood Recordings

Seconda prova discografica per il progetto di Gilles Peterson e Jean Paul ‘Bluey Maunick, che propongono un jazz-funk elettronico con temi e motivi che lo avvicinano molto al city pop di stampo giapponese, senza però restare incollato a nessuno stilema in particolare, ma godendo della libertà espressiva che permette di spaziare liberamente all’interno della galassia di riferimento.

Risaltano all’orecchio soprattutto il basso dal suono lucido e cristallino, spesso slappato, perfettamente incastrato con le pulsazioni della batteria.

Una chitarra che più disco non si può. Ad animare il tutto, l’efficace brio dei synth e delle linee vocali, che donano alle precise stilettate ritmiche una palette cromatica di sicuro impatto.


TOM SKINNER, Voices of Bishara
(International Anthem)

Cosa ci si può aspettare dal primo disco solista dell’ex batterista degli stratosferici Sons of Kemet e del nuovo, interessantissimo gruppo di T. Yorke e soci The Smile?

Si tratta sostanzialmente di un album jazz profondo e viscerale, selvaggio, a tratti ctonio e profondo, contornato da ritmiche convulse e rutilanti, in cui due sassofonisti di livello assoluto, King Shabaka (ex leader di già citati Sons of Kemet) e la giovane e mostruosamente talentuosa Nubya Garcia, sono liberi di spaziare e dare sfogo a tutta la loro incontenibile vena artistica. Un inno alla libertà e all’espressività.

Da ascoltare nudi in riva al mare in una ventosa mattinata d’inverno.


GONDHAWA, Mäanthagorī

 

Davvero trascinante l’EP composto da questo Trio psych rock francese che mescola liberamente sfuriate elettriche di stampo Settanta a melodie mediorientaleggianti, tempi afro e un tocco di rock’n roll, il tutto riletto in chiave space. Qualcosa che può ricordare vagamente i King Gizzard and the Lizard Wizard, un nome che riecheggia pesantemente nel corso dell’ascolto, un influenza evidente.

Futuristico ma in un senso profondamente e smaccatamente vintage, un po’ come fare oggi un film con le astronavi di cartapesta, classico etnicizzante e frizzante al tempo stesso.

 

PLUMPOOH, The Nobody Zone
(Truth or Consequence Music Group)

Dietro a questo nome si cela un musicista misterioso, autore di un’elettronica dallo stile unico, che mescola techno, elettro, house, funky, jungle, il tutto condito da una certa vena lo-fi, che conferisce all’opera una sua peculiare unicità.

Il disco si apre con un recitato accompagnato da rumori, che dà il giusto mood per iniziare l’ascolto, e prosegue con un ritmo un po’ storto di basso e batteria, il giusto biglietto da visita per questo prodotto un po’ stralunato e sopra le righe. Nel corso delle sei tracce si susseguono stranezze sonore di ogni genere, che non lasceranno di certo indifferenti.

Se amate la weirdness, ciò che è bizzarro per antonomasia, fatelo vostro.

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