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Woodstock: Il Potere Della Immaginazione

Il cinquantesimo anniversario di quel grande avvenimento musicale nello stato di New York suscita ancora oggi, in molti, una forte emozione ( non solo fra i sessantenni e settanteenni).

Woodstock: Il Potere Della Immaginazione

Il cinquantesimo anniversario di quel grande avvenimento musicale nello stato di New York suscita ancora oggi, in molti, una forte emozione ( non solo fra i sessantenni e settantenni).
E quello che impressiona e’ la dimensione che ha preso questo avvenimento, nato come un festival di provincia e divenuto il piu’ grande evento musicale degli States.
Inutile citare le centinaia di migliaia di persone che vi giunsero in quei 3 giorni e le decine dei piu’ grandi musicisti dell’ epoca.

Ci si puo’ chiedere cosa ha mosso quella massa di americani giovani e non, e tanti musicisti blues, folk, rock ad emozionarsi così profondamente per una festa campestre chiamata 3 Day of Peace and Music che faceva, all’ inizio, fatica a trovare qualche cantante disposto ad esibirsi.

A me pare che il movente di quel fenomeno sia stato, – in buona parte, – apparentemente musicale.
La carica di fondo era soprattutto sociale e politica.

E mi spiego.
Gli USA, usciti da un decennio dalla seconda guerra mondiale e quella di Corea, erano, nel 69, di nuovo impantanati in un’ altra sanguinosa guerra in Vietnam.
Da 14 anni ormai, i ragazzi americani venivano costretti ad esportare una strana democrazia, fatta di carri armati, bombe e napalm, in un lontano e sconosciuto paese asiatico che voleva liberarsi del colonialismo francese, occidentale, ed ora americano.

E già 40.000 erano tornati in USA in una bara assieme ad altri 200.000 invalidi.

E questo avveniva perché l’ America doveva essere la sentinella del mondo dettando la sua “libertà” con le sue imponenti fabbriche di armi.
Sorda alle proteste del resto del mondo e, soprattutto, della sua società civile.

E’ in questo clima di tensione e frustrazione sociale che i giovani cercano nella musica, nei movimenti new age e beat un mezzo di espressione, di evasione, di disperazione, di annichilimento, di fuga e rinascita fuori, oltre e purtroppo, ancora schiacciati dalla devastante e onnipresente macchina del potere politico e militare.

In Europa ed in Italia si tentava un poco di solidarizzare politicamente e musicalmente con i giovani americani, ma qui si era troppo impegnati con le nostre lotte sociali e sindacali, ( altri poteri da combattere, altre priorità vitali e sociali).

I volantinaggi fuori dai cinema, contro i film americani che inneggiavano alla guerra (Berretti Verdi, ecc…) sono stati un fiasco.
Della guerra in Vietnam, la massa, era indifferente e sostanzialmente distaccata e la protesta musicale di Woodstock ( se vogliamo chiamarla protesta) era accolta ( come al solito) quale nuova eccitante moda da godere e da scimmiottare.

Musicalmente, solo Morandi, ha tentato di parlare della ineluttabilità del dolore dei ragazzi americani e della guerra in Vietnam ( C’ era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones) ma subito censurato e “consigliato” di limitarsi a cantare canzoni d’ amore.

Il governo americano non “gradiva” critiche alla sua politica.

Qualche altro artista ha balbettato qualcosa senza scomporsi troppo e sempre attento al proprio audience.

E noi sessantottini ci consolavamo, la sera dopo una giornata di scioperi, andando ai concerti degli Inti Illimani, applaudendo entusiasti alle loro canzoni ma totalmente idioti e ignoranti al loro messaggio politico ed alle miserie del Sud America.

E come per i giovani americani, anche per noi europei, italiani, restava l’ immaginazione come ultimo potere, ultima arma di pressione, di partecipazione sociale.

Woodstock forse e’ stato questo: la scoperta, l’ esplosione di una rabbia, di un dolore profondo covato.
Del grido lacerante di tanti ragazzi e dei loro sogni.
Woodstock non ha fatto cessare la guerra in Vietnam, ma la musica, come allora, non ha ancora cessato di fare immaginare la voglia e la gioia di vivere.

Per tanti Woodstock e’ stato stordimento, per tanti disperazione, per tanti scoperta di sé, per tanti poesia.
Anche molti italiani hanno inteso la musica come disperazione e stordimento ( eroina), ma altrettanti hanno inteso in essa poesia.

Le armi americane in Vietnam non hanno perso :

SONO SCAPPATE PER AVERE PERSO IL SENSO, IL PERCHE’ DI QUELLO CHE STAVANO FACENDO.
IN QUESTO IL SOGNO DI WOODSTOCK NON E’ FALLITO.
WOODSTOCK HA CONTRIBUITO HA MINARE IL SOGNO DEL POTERE DELLE ARMI!

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