Nonostante le dimensioni geografiche ed il numero di abitanti non si può certo dire che la Cina abbia invaso anche la scena musicale, men che meno quella metal.
Questa one man-band pechinese chiamata Ululate costituisce quindi, per certi versi, una novità presentandoci un lavoro all’insegna di un death brutale ed incompromissorio.
Tenendo fede, così, alla naturale capacità dei propri connazionali nel riprodurre abilmente cose preesistenti, il buon Spectre mette in scena un album impeccabile dal punto di vista formale ma che, appunto, appare una sorta di Bignami del brutal in salsa di soia.
Fino al terzo-quarto brano l’ascolto scorre anche piacevole (per quanto possa essere appropriato tale aggettivo per un disco di questo genere) dopo di che la ripetitività di fondo e la sensazione di aver sentito fin troppe volte certe soluzioni sonore da parte dei vari Cannibal Corpse, Suffocation e compagnia, si fa strada facendo cadere inevitabilmente nell’oblio Back to Cannibal World, e a nulla valgono alcuni inserti volti a farci capire che l’album non arriva dalle lande nordiche e nemmeno dagli States, bensì dal lontano oriente.
Intendiamoci, da chi si cimenta in questo genere non è che si debbano pretendere grandi spunti innovativi, ma qui la personalità si manifesta davvero in dosi omeopatiche.
Peccato, perché Spectre dimostra di conoscere molto bene la materia e la interpreta con buona perizia tecnica ma, francamente, il principale motivo di interesse nei confronti questo lavoro risiede nell’area geografica di provenienza …
Tracklist:
1. Not Always Be Silent
2. Red Wine
3. Decease and Sadness
4. Anxiety of Mortality
5. Enchantment
6. Mrs. Cobra
7. Real Catastrophe
8. Song Dan Ping
Line-up:
Spectre – All instruments, Vocals