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Recensione : Tyrannosaurus Rex – Unicorn

La ristampa del terzo capitolo della carriera dei Tyrannosaurus Rex

Tyrannosaurus Rex – Unicorn

Dopo due album dai titoli chilometrici, il nostro troppo prematuramente scomparso Marc Bolan decise, per il suo terzo album, di razionalizzare lo spazio di copertina con qualcosa di molto più “compatto” quale Unicorn.

Questa storiella, palesemente falsa, mi è servita come introduzione per queste righe dedicate alla ristampa del terzo capitolo della carriera dei Tyrannosaurus Rex (neppure il nome era ancora stato abbreviato) e che a distanza di quasi mezzo secolo dalla sua pubblicazione, il 1969, l’Universal decide di ristampare nella magniloquente versione triplo cd deluxe e doppio vinile 180 grammi.
Alla scaletta originale, composta da 16 tracce, vengono aggiunte versioni inedite o alternative e pezzi composti esclusivamente per la programmazione televisiva o radiofonica.
In questo album, come nei due precedenti, il giovane Bolan suona la chitarra acustica e si avvale della sola collaborazione alle percussioni del fido Steve Peregrine Took.
Quelle che ne esce sono pezzi che somigliano più a dei bozzetti che a dei veri e propri brani compiuti, canzoni folk psichedeliche che suonano come bucoliche filastrocche ed al cui ascolto in talune circostanze si resta estasiati, diciamo quelle in cui traspare una vena sanamente pop (Cat Black e The Sea Beasts), mentre in altre prevale l’indifferenza se non il tedio.
I pezzi aggiuntivi poi sembrano sinceramente più appannaggio di completisti compulsivi che non di nuovi e giovani ascoltatori.
Penso che da queste mie righe traspaia chiaramente il fatto che, quando il nostro allargò la band a più componenti e ne contrasse la ragione sociale, quello che ne scaturì fosse per me estremamente più stimolante.
Riconosco a questo Unicorn un indubbio valore storico, e il fatto che per questo album stravedesse una persona dalla credibilità inattaccabile quale John Peel vorrà pur sempre dir qualcosa ma, terminato il suo ascolto, sento il bisogno di una scarica d’energia che solo un album dei Dead Kennedys o dei Gbh può darmi.
Perdonatemi, giusto o sbagliato che sia, sono nato con i dogmi del punk-rock e penso che con quelli morirò.

Tracklist:
Disco1
1. Chariots Of Silk (Album Version) Reinhören
2. ‘Pon A Hill Reinhören
3. The Seal Of Seasons Reinhören
4. The Throat Of Winter Reinhören
5. Cat Black (The Wizard’s Hat) Reinhören
6. Stones For Avalon Reinhören
7. She Was Born To Be My Unicorn Reinhören
8. Like A White Star, Tangled And Far, Tulip That’s What You Are Reinhören
9. Warlord Of The Royal Crocodiles Reinhören
10. Evenings Of Damask Reinhören
Disco2
1. Pewter Suitor (Take 3) Reinhören
2. Chariots Of Silk (Take 1) Reinhören
3. ‘Pon A Hill (Take 2) Reinhören
4. The Seal Of Seasons (Take 5) Reinhören
5. The Throat Of Winter (Take 2) Reinhören
6. Cat Black (The Wizard’s Hat) (Take 1) Reinhören
7. Stones For Avalon (Take 2) Reinhören
8. She Was Born To Be My Unicorn (Take 1) Reinhören
9. Like A White Star, Tangled And Far, Tulip That’s What You Are (Take 1) Reinhören
10. Warlord Of The Royal Crocodiles (Take 4) Reinhören

Line-up:
Marc Bolan
Steve Peregrine Took

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1 Commento
  • Avatar
    Emanuele Filiberto
    Inviato a 08:22h, 18 Marzo Rispondi

    Giusto o sbagliato non puo essere reato!
    Ma forse Electric Warrior gia era sufficente, per un po piu di grezza energia, passare da uncorni incantvoli a ratti invedenti, e verdura marcita è un bel salto.

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