Ammetterò la mia ignoranza. Non conoscevo Toro y Moi prima di questo album, prima che un caro amico mi chiedesse di ascoltare “Underneath the Pine”, ultimo disco del talentuoso e giovanissimo Chazwick Bundick. La richiesta prevedeva un ascolto concentrato e rigoroso, assolutamente in cuffia. Quando ebbi finito di assaporare tutto l’album capii che quello poteva essere l’unico modo per comprenderlo a pieno anche se, e bisogna pur dirlo, me ne ero innamorata subito.
Il limite del mio approccio forse eccessivamente entusiastico nei confronti delle nuove scoperte viene totalmente superato da questo album. E’ un lavoro conciso, pulito, ma non per questo arido di particolari.
E’ difficile trovare concretezza in un mix di canzoni che mescola così tanti generi. Toro si destreggia senza sforzo tra le influenze decisamente old school che lo contraddistinguono e così ti risulta abbastanza semplice goderti questo viaggio quando stai disteso sul letto, senza pensare troppo verso quale direzione ti porterà la prossima traccia.
Non c’è ascendenza o discendenza nei pezzi di Toro. Ti immergi piacevolmente nei cori dell’ Intro chi chi come se avessi inserito la riproduzione casuale, anche se così non è.
Poi per un attimo ti viene da chiudere gli occhi e poi di nuovo, di colpo, ti ritrovi a muovere ritmicamente il piede al tempo dei bassi concitati di un brano come Still sound.
Gli archi sono molto presenti in questo disco, e lo sono in maniera sommessa, quasi a riempire vuoti che altri strumenti non avrebbero colmato a dovere. Si accompagnano al piano e alle tastiere elettriche.
Nonostante sia un album decisamente chill, non ne cade vittima, rinnovandosi ad ogni traccia e muovendosi verso orizzonti apparentemente inconciliabili come il folk della delicatissima Before i’m done o la verve più intensa, più profonda di Elise.
Al termine del mio viaggio in cuffia ho scoperto che Toro poteva fare bene anche con le parole, addormentandomi innocentemente su Go with you. Al risveglio poi, mi sono chiesta se questa mia soddisfazione potesse pretendere livelli ancora più eccelsi dal giovane Toro. Certamente si, è stata la risposta. Aspettando ansiosamente altre meraviglie però, non disdegno affatto di restarmente al caldo sotto il pino che lui ha così certosinamente piantato.
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