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Recensione : Tor Marrock – Destroy The Soul

Chi guarda ancora con giustificata nostalgia all’epoca storica contrassegnata dal trio delle meraviglie “Shades Of God” / “Icon” / “Draconian Time”, non potrà che accogliere con soddisfazione questa full immersion in atmosfere che gli stessi autori, oggi, faticano non poco a riprodurre.

Tor Marrock – Destroy The Soul

Ed ecco spuntare, quasi dal nulla, il disco che non ti aspetti: già, perché l’idea che al giorno d’oggi ci sia qualcuno che cerchi di riprodurre le sonorità che hanno fatto la fortuna dei Paradise Lost (epoca pre “One Second”) si associa immediatamente ad un sentore di stantio o, nel migliore dei casi, con l’immagine di una fotocopia sbiadita.

Ipotesi più che lecita e spesso suffragata dai fatti, almeno finchè non giunge un lavoro come Destroy The Soul, secondo full-length a ben sei anni di distanza dall’esordio, ad opera dei misteriosi gallesi Tor Marrock, a costringere chiunque a farsi una ragione del fatto che si possono produrre ottimi dischi pur senza che questi siano accompagnati per forza dal marchio dell’originalità.
Chi guarda ancora con giustificata nostalgia all’epoca storica contrassegnata dal trio delle meraviglie “Shades Of God” / “Icon” / “Draconian Time”, non potrà che accogliere con soddisfazione questa full immersion in atmosfere che gli stessi autori, oggi, faticano non poco a riprodurre, il tutto ovviamente senza rischiare l’effetto plagio ma costruendo un sound sufficientemente personale e facendo confluire in un sogwriting decisamente brillante, umori dei Tiamat di “Skeleton Skleletron” / “Judas Christ” e, nei passaggi più robusti, sentori dei Nefilim di “Zoon” (anche per la voce di Tor Marrock che, in determinati frangenti, è molto vicina a quella del Carl McCoy maturo).
Otto brani di rara efficacia si snodano in soli 35 minuti lasciando un pò d’amaro in bocca solo per la durata limitata dell’album, tanto più considerando il lungo silenzio intercorso tra un’uscita e l’altra; ma è fuor di dubbio che brani “classici” come la title-track, la trascinante Christ Betrayed, la perla gothic-doom Why Do You Look in My Eyes, con le sue armonie sapientemente dilatate, e la conclusiva I Feel the Sun I See the Stars, così perfettamente paradiselostiana nel suo incedere da meritare a prescindere l’indulgenza plenaria, non ce li si sarebbe aspettati da qualcuno residente al di fuori del “paradiso perduto”.
I tre gallesi mascherati, invece, mostrano una competenza ed una conoscenza del genere che li pone al di sopra di ogni sospetto, costringendo così i fan dei maestri di Halifax, in attesa di una loro nuova uscita, ad abbeverarsi di questo ottimo disco, che appare tutt’altro che un semplice palliativo.

Tracklist:
1. Destroy the Soul
2. Born in Blood
3. Christ Betrayed
4. The Harbouring of Suicidal Thoughts
5. The Night Always Ends
6. The Waves
7. Why Do You Look in My Eyes
8. I Feel the Sun I See the Stars

Line-up :
Tavarr – Bass
Talas – Drums
Tor Marrock – Guitars, Vocals

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