Quando ero ragazzino, si parla giusto i pochissimi anni fa, avevo una discreta avversione per la musica strumentale, trovavo che una canzone senza cantato risultasse tediosa, dopo pochi minuti non sentire una voce mi irritava, figurarsi ascoltare un intero album. Da allora ho scoperto il surf, le colonne sonore dei film (sopratutto quelle dei poliziotteschi), un sacco di pezzi funky e soul senza cantato ed ho capito quanto fossi coglione a snobbare i dischi solo strumentali.
Quindi a distanza di così poco tempo – eufemismo – mi trovo a parlare del disco dei Senior Service come di uno fra quelli che finiranno certamente nella mia playlist di fine d’anno, come d’altronde era capitato al suo predecessore il magnifico The Girl In The Glass House che nelle mie preferenze del 2016 figurava al primo posto.
Non mi meraviglierai affatto – nonostante si sia solo a maggio – che lo stesso destino tocchi anche a questo appena uscito King Cobra. Quello che ho fra le mani è un disco con tredici pezzi tutti bellissimi, ne citerò solo alcuni per comodità ma l’intera scaletta è talmente da brividi che a trascurarne alcuni mi sembra quasi di commettere un abominio.
Il compito di aprire le danze spetta all’evocativo The Contender, nel quale si possono ascoltare lontani echi latineggianti (nel senso nobile del termine naturalmente), a ruota si trova l’hammond beat da paura di King Cobra nel quale le suggestioni filmiche la fanno da padrone e la languidezza piena di pathos di Matterhorn. Un discorso a parte lo meriterebbe Slingshot che era uscito qualche mese fa come singolo – e che io avevo la fortuna di recensire – sappiate solo che per chi scrive si tratta del pezzo dell’anno.
Chiudono la parata delle canzoni di cui vi parlerò la dolcemente malinconica Night Of The Knives e The Hornet, un pezzo che rende le next big things britanniche degli ultimi venticinque anni dei pallidi copisti. Beh a questo punto se non vi ho convinto a sacrificare qualche birra, e tutti noi sappiamo quanto la birra sia importante, per acquistare questo disco non saprei proprio cos’altro scrivere.
Altro che quel borghesuccio pallido e vagamente razzista di Eric Clapton, il vero God è il vigile del fuoco Graham Day!
ETICHETTA:Damaged Gods Records
TRACKLIST
1) The Contender,
2) Sophia,
3) King Cobra,
4) Matterhorn,
5) Cuban Eels,
6) Good Morning Mr. Phelps,
7) Slingshot,
8) Night Of The Knives,
9) The Man From Beyond,
10) Triggered,
11) Four Coffins,
12) The Hornet,
13) Moon Over San Marco
LINE-UP
Jon Barker – Organ,
Graham Day – Guitar,
Darryl Hartley – Bass Guitar,
Wolf Hartley – Drums and Percussion