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Recensione : The Queen Is Dead Volume 44 – Sator / BBF

Dopo cinque anni di assenza da Ordeal del 2017, tornano i genovesi Sator con Cleansing Ritual sempre su Argonauta Records.

The Queen Is Dead Volume 44 - Sator \ BBF

Dopo cinque anni di assenza da Ordeal del 2017, tornano i genovesi Sator con Cleansing Ritual sempre su Argonauta Records. Avevamo lasciato il trio in mezzo ai fumi di uno sludge metal con venature doom, e ora l ritroviamo immersi ancora in quelle atmosfere.

Cleansing Ritual è proprio quello che vuole dire il titolo, un processo di purificazione  attraverso la musica pesante, tra riffs di chitarra megalodontici, grida lancinanti e una batteria che spacca incessante. I Sator hanno prodotto un album, se possibile, più pesante e psichedelico rispetto al precedente, continuando fedeli a forgiare musica attraverso le jams, dove ognuno porta qualcosa. Ascoltando un pezzo come Solaris vengono i brividi mentre di scappa via con la chitarra di Mauro che spazia in molti generi, la voce ed il basso di Valerio che in pieno stile sludge fa sanguinare e vibrare lo spazio attorno a lui,e la batteria di Michelangelo che fa storia a parte.

I tre funzionano benissimo assieme, sia in fase di composizione che in fase di esecuzioni, portando Cleansing Ritaul al livello di cose estere ben più celebrate, con una produzione magnifica che mette al primo posto l’energia che scaturisce da questo gruppo. Come detto sopra, troviamo nel disco una maggiore impronta psichedelica che amplia la portata del lavoro, e un grandissimo lavoro di cesello, figlio della tecnica di questo gruppo, che non è assolutamente solo potenza, anzi.

CI si trova tante cose qui, dagli High On Fire agli Iron Monkey, ai gruppi doom più pesanti e visionari, ma ci si trovano soprattutto i Sator che con questo disco sanciscono definitivamente il fatto di essere uno dei gruppi italiani migliori in campo underground pesante. Questa uscita non ha nulla da invidiate a cose più conosciute e celebrate, anzi ha da insegnare casomai. Mille intrecci, tantissimi momenti di puro entusiasmo rumoristico, come Murder By Music che rappresenta benissimo cosa siano oggi i Sator, un gruppo che sa cambiare registro come e quando vuole, rimanendo sempre di altissima qualità.

Disco molto profondo, con un forte immaginario horror anni settanta, quando la psichedelia si incontrava a qualcosa di altro formando un processo che abbiamo smarrito ai giorni nostri ma che i Sator riescono a riportare pienamente.

Goddamn freaks.

Altra nuova uscita di casa Argonauta è il terzo disco dei BBF, I Will Be Found, il secondo per l’etichetta ligure dopo Outside The Noise del 2019. Il secondo disco dei BBF era diventato il loro trampolino verso un bel giro di concerti e tanto altro, ma la pandemia ha fermato tutto e allora si è dovuto ricominciare. Dopo una pausa i nostri si sono rimessi in saletta e in quattro intensi giorni hanno costruito l’intelaiatura del disco in questione.

I BBF sono interpreti di un hard rock condito con moltissima psichedelia, con una netta prevalenza di suoni derivanti dagli anni sessanta e settanta, costruiti attraverso le improvvisazioni in saletta e tanto amore per suoni come quelli dei Grateful Dead e di quei gruppi che proiettavano lontano l’ascoltatore.

La musica del trio sembra soffice e liquida come un acido quando entra in bocca, ma proprio come la droga diventa un mezzo per andare in un altro luogo, senza fretta e senza la piena comprensione, c’è solo il godimento. I BBF sono un gruppo che regala gioie antiche, al di fuori di ogni vendibilità, andando a scavare in un tempo musicale che non è affatto dimenticato ma che è vitale, e questo disco lo dimostra pienamente, grazie alla sua visione psichedelica.

I Will Be Found è un disco perfetto per chi ama una musica visionaria ma anche potente, e può essere un incredibile biglietto di entrata per lo spettacolo anche per i più giovani, perché questa musica non ha età. Ci vuole tempo e calma per scoprire in maniera totale questo disco, che si dischiude lentamente come un fiore in primavera e regala un ottimo effluvio.

Può suonare retorico, ma un disco così in questo mondo pieno di fretta è un piacere che si può condividere senza paura che ce lo rubino. Suoni ora soffusi ora più scalciante che si snodano come le spire di un serpente dentro al vostro cervello e lo avvolgono con calore.

E non esiste altro.

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