(IN THE RED 2008)
quarta prova sulla lunga distanza per questo gruppo di Detroit che attinge a garage, punk e soul per produrre un suono sporco e coinvolgente. Guidati dal capitano di lungo corso Mick Collins, già negli importanti Gories, sono un gruppo dal forte impatto soprattutto dal vivo. Nascono nel 1995 come progetto collaterale, ma ben presto diventano una band vera e propria. La prima intenzione era di pubblicare solo singoli, ma poi la forma dell’album diventa predominante.
Questo album nasce come un ep di cinque canzoni, in seguito le canzoni sono diventate dodici. Il loro suono è simile a quello di molte altre band garage, ma i Dirtbombs hanno un gusto molto particolare e sono molto originali. Tutto si traduce nell’impossibilità di stare fermi durante l’ascolto dei Dirtbombs, magari suonassero così gli ultimi Hives… Ad esempio “Ever lovin’ man” racchiude in sè due o tre generi diversi, e la semplicità e il divertimento non vengono mai meno. Stacchi continui, ritmica avvolgente e grandi ritornelli, potenzialmente potrebbero vendere molti dischi, ma non sono dei gran venditori di loro stessi. Non mancano episodi più lenti come “Sherlock Holmes”, splendida cover degli Sparks. “Wreck my flow” è il calssico pezzaccio killer, che vorreste vedere ballato da un bel sedere femminile davanti a voi. L’uso delle tastiere è molto originale ed importante all’interno dell’economia del gruppo. Si arriva al soul rock di “Pretty princess day”, virato verso un suono nero, ma tenendo sempre ben presente il rock, ma poi non l’hanno fatto nascere i neri il rock and roll? (non lo affermo solo io, ma anche John Lennon…) Addirittura in “They have us surronded” sembrano i Blur in versione simpatica e gioiosa. Un buon disco di un gruppo che non s’inventa nulla, ma almeno è molto divertente e soprattutto dal vivo offrono un gran spettacolo.
www.thedirtbombs.net