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Recensione : The Datsuns – Eye To Eye

Dei Datsuns si erano perse le tracce da qualche tempo. L'ultimo album della band garage/heavy rock band neozelandese, infatti, risaliva al 2014 ("Deep Sleep") a cui ha fatto seguito un silenzio discografico di oltre sei anni.

Dei Datsuns si erano perse le tracce da qualche tempo. L’ultimo album della band garage/heavy rock band neozelandese, infatti, risaliva al 2014 (“Deep Sleep“) a cui ha fatto seguito un silenzio discografico di oltre sei anni. Ma alla fine, dopo vari tour che avevano comunque tenuto impegnato il gruppo, ecco spuntare questo nuovo Lp, “Eye To Eye“, il settimo del loro percorso, uscito a fine maggio su V2/Hellsquad Records.

Sulle scene da quasi vent’anni, il quartetto di Cambridge sa che, per farsi perdonare l’assenza prolungata, bisogna rompere subito gli indugi e, infatti, senza perdersi in tanti fronzoli, parte subito in quarta con l’opening track “Dehumanise“,  una cavalcata stoner rock in cui la chitarre distorte si accoppiano con le tastiere per generare due minuti e mezzo di fuoco. Anche la successiva “Warped Signals” si muove, più o meno, sulle stesse coordinate Seventies, dove un riff Sabbathiano stonerizzato fa a cazzotti con un hammond effervescente, in un sound che ricorda un po’ quello dei primi dischi dei loro colleghi continentali Wolfmother. Si cambia registro con la più rilassata “White Noise Machine“, con un bel piano a svisare nell’accompagnamento e una melodia non banale. Ma già dal brano successivo, “Sweet Talk“, la chitarra distorta à la Kyuss/Fu Manchu torna a essere in primo piano a macinare riffoni. Arriva poi il momento di “Brain To Brain“, singolo che a febbraio anticipò l’uscita del disco, segnato dalla scattante combinazione chitarre/organo che fa di questo pezzo, probabilmente, il migliore del lotto.

Moongazer” è un trip che rende omaggio a certo glam/pop rock anni della prima metà dei Settanta (Sweet, il Bowie di “Ziggy Stardust“) mentre in “Bite My Tongue“si ritorna a pestare duro con un punk rock che viaggia spedito come un treno in corsa. Dopo il mid-tempo hard rock di “Raygun” si entra nelle fasi finali dell’Lp che, come ultimo terzetto, propone “Suspicion“, la sguaiata “Other’s People’s Eyes“, dove gli Stooges si fondono con lo stoner rock, e la conclusiva “In Record Time“, altro sballo sonico che tritura, in meno di 5 minuti, l’hard rock Settantiano trasognante. Una menzione particolare va fatta alla produzione, che ha preservato una certa attitudine sporca e slabbrata nei suoni.

La terra dei kiwi riesce ancora ad assicurare un buon raccolto. E qui, dalla terra dei cachi, è tutto, passo e chiudo.

TRACKLIST

1. Dehumanise
2. Warped Signals
3. White Noise Machine
4. Sweet Talk
5. Brain To Brain
6. Moongazer
7. Bite My Tongue
8. Raygun
9. Suspicion
10. Other People’s Eyes
11. In Record Time

CREDITS

Produced by The Datsuns

Rudolf de Borst: Vocals, Bass, Keys, Guitar
Ben Cole: Drums, Percussion, Vocals
Christian Livingstone: Guitars, Keys
Philip Somervell: Guitars, Vocals

Engineered by Jordan Stone at Roundhead Studios & The Datsuns at Slaughterhouse, Kiki’s Castle, The Furnace, Studio Ryssviken & Christian’s Bedroom. Additional Engineering by Scott Newth @ The Porch

Mixed by Frans Hägglund @ Riddarborgen, Mastered by Magnus Lindberg @ Redmount Studios

Hammond Organ on “Warped Signals” & Electric Piano on “White Noise Machine” by Anders Boba Lindström
Piano on “Moongazer” by Johannes Borgström.
Additional Vocals on “Dehumanise” & “Bite My Tongue” by Tomas Eriksson & Eric Bystedt.
Additional Vocals on “In Record Time” by Tobias Egge.

Cover Art by Jaime Zuverza

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