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Swallow My Pride

Intervista con la band sarda autrice dello splendido "Cleo"

Swallow My Pride

“Un basso pulsante, colpevole di far soffrire le casse del mio stereo, ed una voce eterea accompagnano una chitarra dall’incipit drammatico, dopo di che il tutto si trasforma in un ritmo hard sincopato che ricorda i migliori Tool: benvenuti nel mondo degli Swallow My Pride e del loro bellissimo Cleo
Iniziava così la mia recensione di quello che, di fatto, considero uno dei migliori album alternative composti in questo 2014.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Elias Capra e Keko Magrini, rispettivamente chitarra e batteria, nonché unici componenti ufficiali di questa stupenda band che porta con orgoglio e talento i suoni di Seattle nel nuovo millennio: la parola ai ragazzi, buona lettura.

iye Ciao ragazzi, come sono stati i primi riscontri all’uscita dell’album da parte di critica e pubblico ?

Pare siano buoni. Abbiamo ottenuto diversi commenti positivi e parecchi attestati di stima per il nostro primo album in studio. Cleo è un album eterogeneo, movimentato, l’ascoltatore non si annoia facilmente. E live forse la resa è anche maggiore. Noi siamo soddisfattissimi del nostro lavoro, di come sia venuto fuori il prodotto finale e sapere che questo entusiasma anche tante altre persone è per noi motivo di orgoglio. Naturalmente non sono mancate alcune critiche. Alcune molto intelligenti, utili a stimolare pensieri e scelte future, altre fini a se stesse. Suoniamo entrambi da quindici anni (anche in altre band) e siamo abbastanza maturi per accettare il fatto che non si può piacere a tutti. Per fortuna!

iye Come nascono gli Swallow My Pride?

Gli Swallow My Pride sono praticamente un “fuori programma”. Dopo alcuni mesi dallo scioglimento dei PromisQus (band in cui militavamo entrambi), ci trovammo in sala prove per una strimpellata. Dopo un paio d’ore di prove ci rendemmo conto che avevamo ancora qualche cartuccia da sparare. E da allora non ci siamo ancora fermati. Da lì abbiamo impostato un sistema di lavoro che curasse tutto a 360°. Quindi video, art work ect. Sono diventati importanti quasi quanto la musica.

iye In che modo prendono vita i vostri brani ?

I brani nascono in sala prove quasi sempre in seguito ad una serie infinita di improvvisazioni. Essendo in due e conoscendoci bene, questo particolare tipo di approccio è abbastanza semplice per noi. Una volta che abbiamo scelto i riff, le parti cantate e i cambi che ci piacciono di più buttiamo giù uno schema che va poi a formare il pezzo finito. Una volta scritta la musica, le parole arrivano abbastanza velocemente. Questo modo di comporre ci permette in particolare di sbizzarrirci dal vivo, dove cambiamo alcune parti strumentali, improvvisiamo, riuscendo a regalare, anche a chi ci ha già visti o sentiti, una performance nuova, in qualche modo “originale”.

iye Voi siete un duo ma sull’album vi siete fatti aiutare da vari musicisti tra cui Joe Perrino: è così semplice trovare qualcuno che sia disposto a fornire il proprio contributo ?

Il tutto è partito in maniera naturale, quasi per scherzo. Essendo in due, diversi amici musicisti, si avvicinarono a noi quasi proponendosi per avere in qualche modo un ruolo nel nostro progetto. Vedevamo un bell’entusiasmo attorno a noi, sano. Da lì è partito una sorta di gioco. Abbiamo iniziato a coinvolgere alcuni amici e altri musicisti che stimavamo in maniera particolare. In effetti non è stato difficile. Abbiamo girato ai nostri collaboratori delle registrazioni molto “embrionali” (registrazioni oscene oseremo dire), i brani sono piaciuti e hanno tutti subito offerto la loro disponibilità. Nel caso di Joe Perrino poi, avevamo a che fare con un nostro mito di gioventù, una vera e propria istituzione del rock sardo e internazionale. Lui è una persona d’oro e si è subito “innamorato” di noi, scrivendo addirittura il testo di Immigrants. Tutte le collaborazioni hanno impreziosito l’album, rendendolo a nostro modo di vedere speciale. Anzi cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente tutti i grandi artisti che hanno collaborato con noi.

iye Nel vostro stupendo lavoro sono palesemente riscontrabili le influenze del suono di Seattle e di varie band che hanno reso grande il rock/metal alternativo degli anni novanta: quali sono quelle alle quali siete maggiormente legati?

Artisticamente saremmo dovuti nascere a Seattle. Il nostro primo gruppo era una cover band dei Nirvana. Del grunge di Seattle abbiamo consumato tutto. Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam, Mudhoney, Alice in Chains, Melvins. Per citarne solo alcuni. In quegli anni eravamo entrambi adolescenti e abbiamo assorbito tutta la forza propulsiva di quel movimento, le sonorità, la rabbia. Credo facciano parte del nostro dna ormai. Anche se nell’album si sentono anche le influenze del grandissimo rock degli anni ’70 (di cui siamo entrambi fanatici) e dello stoner “Kyussiano”. Ma non ci nascondiamo, siamo fieri delle nostre influenze musicali, ed è un onore essere avvicinati “idealmente” ai sopraccitati gruppi.

iye Il vostro ottimo video tratto dal brano Rivality possiede una struttura frenetica che mi ha ricordato il video di Rusty Cage dei Soundgarden? E’ solo una mia impressione?

Il video di “Rivality” non è stato studiato a tavolino. Abbiamo scritto la sceneggiatura con i Chessa Bros (registi del video) alle 18:30 di un sabato di dicembre e iniziato con le riprese alle 23:00. Abbiamo girato per tutta la notte ed il risultato è stato straordinario. Il brano alterna fasi “violente” a fasi più “dolci” ed a livello visivo abbiamo provato a riprodurre questa sorta di altalena. Inoltre pensiamo che le caratteristiche morfologiche degli ambienti abbiano fatto molto. Seattle come Torpè (il nostro paese d’origine) è un luogo ricco di pinete, di laghi, il clima è molto simile. Alcuni scenari all’aperto sono identici e anche questo ha fatto la sua parte. A proposito di video, una piccola anteprima per voi, a brevissimo pubblicheremo il nostro nuovo video, girato sul brano “Sardinian Cookie”.

iye Leggevo ultimamente un’intervista a Chris Cornell il quale definiva il suicidio di Kurt Cobain come il momento che ha decretato l’inizio della fine di tutto il movimento grunge; infatti, dopo la tragedia, il music business volse lo sguardo altrove abbandonando il Seattle sound. A mio parere, il meglio era comunque già stato inciso ancora prima del successo planetario di Nirvana e compagnia: qual è il vostro punto di vista al riguardo?

Concordiamo con Chris Cornell, dopo la morte di Cobain il music business ha cercato nuove correnti dalle quali attingere una nuova linfa vitale (prettamente economica). Sicuramente nel 1989 il grunge di Seattle aveva già scritto molte delle pagine più importanti della sua storia. Ciò non toglie che tra il 1991 ed il 1994 sono venuti fuori album tipo “Badmotorfinger” e “Superunknow” (Soundgarden), il progetto omonimo dei Temple of the dog, “DIrt” (Alice in chains), “Ten” e “Vitalogy” (Pearl Jam), “Nervermind” e “In Utero” (Nirvana)… insomma, opere piuttosto serie ma forse già legate ad un contesto meno underground e più commerciale.. La scomparsa di Kurt Cobain, lo scioglimento dei Soundgarden alcuni anni dopo hanno poi decretato la definitiva scomparsa del movimento. Solo i Pearl Jam sono riusciti a portare costantemente avanti il proprio progetto e a livelli importanti. I Nirvana hanno comunque contributo a scatenare la rabbia della cosiddetta “X-Generation” e del Grunge in generale, ma soprattutto hanno spostato i riflettori verso il fenomeno Seattleliano.

iye Sono andato a curiosare sul vostro sito ufficiale che ho trovato davvero ben costruito. In particolare, la foto in riva al lago nella quale si vedono solo le vostre gambe e gli strumenti a terra l’ho trovata decisamente emozionante. In quale località sono state immortalate quelle immagini?

Come dicevamo prima il nostro paese è circondato da laghi e fiumi. La foto è stata scattata su una delle rive del Lago Maccheronis dal nostro ormai fotografo ufficiale Michele Migù Carzedda. Non ci piace essere troppo espliciti. Si possono comunicare tante cose senza essere espliciti. Inoltre ci piace lasciare un briciolo di interpretazione ad ogni osservatore. Il sito è molto particolare nell’impaginazione (tutta verticale) ed è stato pensato per essere fruibile anche dagli addetti ai lavori in qualsiasi luogo essi si trovino. Nel sito infatti c’è tutto quello di cui si può aver bisogno ed facilmente consultabile dai vari tablet/smartphone. Il press scaricabile, il booklet e gli art work, nonché tutti i link utili per l’ascolto/visione della nostra musica e per l’interazione nei vari social. Tutto ciò è opera della epica Thanit di Paolo Angus Carta, un’altra bella realtà del nostro territorio.

iye Ormai non e’ più una novità la crisi che sta attanagliando l’Europa in questi ultimi anni: nella vostra bellissima isola come si “ViVe” la crisi?

Più che “vivere” si “sopravvive”. E’ da quasi 7 anni che in Sardegna si galleggia su un mare fatto di niente. Le poche grosse aziende sono precipitate nel baratro della crisi e si sono portate dietro migliaia di famiglie sarde. E’ una situazione triste ed ormai si sta tornando ad emigrare verso l’estero come già successo ai nostri nonni. Naturalmente questa situazione investe anche la musica e la cultura. I soldi sono sempre meno e così gli spazi, l’entusiasmo. Ma dobbiamo tenere duro.

iye Cleo sta per Cleopatra, la bassa pressione che portò l’alluvione dalle vostre parti: essendo genovese so bene cosa significa vivere momenti così drammatici: cosa vi ha lasciato dentro un’esperienza simile?

Ti lascia dentro tanta rabbia e tanto dolore. Un dolore indelebile. Gli occhi diventano sempre lucidi quando si parla di questa vicenda. Trovarsi da un giorno all’altro senza più niente, dopo una vita intera di sacrifici è una botta durissima. Ritrovarsi vivi per miracolo dopo sei ore su un tetto con la tua casa ricoperta da un mare di fango lo è ancora di più. Dopo un’esperienza simile cambia tutto. Dai un altro valore alla vita, meno materiale, più umano, riscopri valori che ormai erano quasi andati perduti. I beni materiali vanno e vengono. La dignità, se si ha, non si perde mai.

iye Dal vivo suonate in due o vi avvalete di altri musicisti? Inoltre, la formazione a due è più una scelta o una necessità?

Dal vivo attualmente suoniamo in tre. Abbiamo un bassista/chitarrista, Pierluigi Serra, che suona con noi dal vivo entrambi gli strumenti. Quindi ci troviamo a suonare dei brani a due chitarre, senza basso, oppure nella tradizionale formazione chitarra/basso/batteria. La formazione a due è stata una scelta. Infatti componiamo in due ed abbiamo suonato live in due. Per il Cleo Tour abbiamo pensato a questa soluzione a tre per dare più corposità e potenza alle esecuzioni dal vivo. In futuro si vedrà. Pierluigi è un vecchio amico ed ha sposato subito la causa con entusiasmo. Credo che per quanto riguarda la composizione continueremo in due. Per i live vedremo in futuro cosa verrà fuori, per il momento avanti così!

iye Domanda d’obbligo per chiudere: avete in programma dell’attività live anche al di fuori della Sardegna nell’immediato e ci sono già progetti riguardo al successore di “Cleo”?

Stiamo programmando una prima uscita al Nord della penisola (forse anche nella tua Liguria???) per il prossimo autunno. Poi non appena possibile un bel giretto in Europa non ci farebbe male. Il successore di Cleo è già in fase di progettazione. Stiamo registrando le prime bozze e stendendo le prime idee. Stanno venendo fuori cose buone e se si procede a questo ritmo si farà anche in fretta a “partorirlo”. Ci siamo posti dei limiti temporali comunque. Crediamo che ogni album debba avere almeno due anni di tempo prima di essere “superato” dal nuovo ascolto. E’ un “tempo fisiologico di assorbimento”. E probabilmente manterremo questo tipo di tempistiche. Ci teniamo a congedarci salutando tutti i lettori della vostra fantastica webzine e ringraziando di cuore la redazione per la splendida intervista!

 

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