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Songs The Web Taught Us Vol. 12

Ecchime, discepoli/e, il vostro Reverendo è tornato, dopo i bagordi pasquali passati a fare festini e giocare a scopone scientifico con le suore, durante il nostro consueto "ritiro spirituale".

Songs The Web Taught Us Vol. 12

Trova il Signore, prima che lui trovi te!

Ecchime, discepoli/e, il vostro Reverendo è tornato, dopo i bagordi pasquali passati a fare festini e giocare a scopone scientifico con le suore, durante il nostro consueto “ritiro spirituale”. Il mio principale è risorto da un bel po’, e in questo periodo siamo qui riuniti per maledire la calura estiva, quindi possiamo anche procedere a presentare questo dodicesimo appuntamento con la nostra rubrica “Songs The Web Taught Us“, che magari non avrà il potere di trasformare l’acqua in v(acc)ino, ma almeno sa come rendere frizzanti le sue proposte per le vostre orecchie assetate di clerock ‘n’ roll.

Tanta Italia, finalmente, in questo nuovo episodio, e le formazioni nostrane avranno la precedenza, anche se non vogliamo usare slogan politici vomitati da gentaglia che il vostro Reverendo scomunicherebbe volentieri, se ne avesse il potere e la facoltà di farlo.

Iniziamo subito col piede sparato sull’acceleratore, presentandovi questa giovane ed esuberante band di base in Lombardia (Soncino). Sono i CASTRÖL, quartetto (Alessio – chitarra e voce; “Batta” – voce e chitarra; “Ale”- basso e voce; “Sex Machine” – batteria) dedito a un rock ‘n’ roll veloce, ubriaco, incazzoso e rumorosissimo, le cui influenze sono da ricercarsi nel punk ‘n’ roll e nello speed rock di gruppi come ZEKE, Motörhead, Ramones, Hellacopters, Gang Green e Minor Threat.  Il nome del gruppo richiama, goliardicamente, il famoso marchio di lubrificanti per veicoli, e infatti i nostri ci danno dentro, facendo rombare chitarre e batteria a un ritmo da Nascar. I ragazzi sono in giro da alcuni anni, con diversi concerti all’attivo e, dopo essersi ritrovati a scrivere musica e vivere insieme per un periodo di tempo (anche per sfuggire alla noia del lockdown pandemico) hanno concentrato i loro sforzi nella creazione della loro prima release ufficiale, un Ep intitolato “Humiliated and Lubricated“, autoprodotto e, al momento, disponibile solo in formato digitale, ma non si esclude una futura ipotesi fisica in formato vinilico. Anticipata da tre singoli al fulmicotone, “Bruce Wills is sexy“, “Hollywood Bollea” e “The Speed Of A God”, la musica dei Caströl puzza di alcool, pogo ignorante, stage d(r)iving, officine meccaniche e mani sporche di grasso. Se volete far cantare i vostri motori (e cambiare il filtro dei vostri timpani) vi consigliamo di acquistare (i) Caströl senza indugio!

 

Dopo la Lombardia scendiamo un po’ più giù e ci fermiamo in Toscana, precisamente nell’aretino, a San Giovanni Valdarno, dove sono di stanza i ROOZALEPRES, quartetto (composto da: “Decomposed Sam” – chitarra e voce; “Frah” – basso; “Toty” – chitarra; “Gaggia” – batteria) nato nel 2018 e che nel marzo 2020, proprio allo scoppio della pandemia, ha dato alle stampe (su Go Down Records) il suo album di debutto, omonimo, registrato a Firenze e contraddistinto da un trascinante high-energy rock ‘n’ roll sound, chitarre veloci e taglienti come rasoi: immaginate a una festa degli degli MC5 ubriachi che copulano con Radio Birdman e Ramones e insieme sfornano una cucciolata meticcia di Hellacopters, New Bomb Turks, Dwarves, Turbonegro e Backyard Babies sparati a manetta, dodici pezzi per farci andare fuori di cervello a saltare e sudare, colonna sonora perfetta per accompagnare i vostri viaggi in autostrada o per rendere eccitante un party tra amici. Da quanto si apprende dai loro profili social, la band sarebbe al lavoro sul suo secondo album e, se mantengono questa attitudine genuina e sfrontata, premesse e promesse, non vediamo l’ora di ascoltarlo. Per il momento, ci limitiamo a sottolineare il fatto che i Roozalepres siano un esempio di come il rock ‘n’ roll (anzi, “rough ‘n’ roll“) come dovrebbe sempre suonare. Altro che Maneskin.

Dalla Toscana ci spostiamo in Emilia e concludiamo il nostro mini-pellegrinaggio italiano a Bologna, città da sempre interessata da un fervido movimento giovanile e studentesco, che nel corso dei decenni ha saputo generare un clima di grande fermento artistico, soprattutto nella musica. E in questo solco si inserisce il duo che andiamo a trattare, che si richiama all’arte già dal monicker: THE JACKSON POLLOCK, un duo (“Emily” – batteria e voce e “Reginald” alla chitarra, anzi “electrical junk with strings“) che non dipinge ma, come il famoso pittore fuori dagli schemi, suona a mente libera, in un dripping che pesta forte e suona un Lo-Fi garage punk abrasivo, raw ‘n’ loud, tra fuzz autocostruiti e tecnologie provenienti da un passato remoto. Questi generi furiosi e primitivi, ovviamente, vedono nella dimensione live la loro connotazione ideale, ma in questa sede vi facciamo ascoltare l’album di debutto, intitolato “Cherry Go“, uscito sulla label WWNBB (We Were Never Being Boring) ed è un muro di rumore sporco, quindi lasciatevi imbrattare da queste vernici rustiche e creative. Action playing!

 

Are you a mod or a rocker? No, I’m a mocker!

 

Ricicliamo questa storica battuta di quel mattacchione di Ringo Starr (dal film “A hard day’s night”) perché la prossima destinazione del nostro viaggio è Brighton, cittadina inglese teatro di epici scontri, negli anni Sessanta, tra bande giovanili che abbracciavano lo stile di vita Mod e altre seguaci del mondo dei Rockers. Quei tempi sono ormai lontani, e questa volta Brighton non è più la meta promessa di Jimmy di “Quadrophenia“, ma di una band locale, l’ultima che andiamo a scoprire: si chiama YOUNG FRANCIS HI FI, pittoresco quartetto bubblegum punk (Young Francis alla chitarra e voce, Jimi Dymond chitarra, Mac Daddy al basso e battimani, e Danny Joe Handsome alla batteria) che “suona canzoni di 2 minuti che parlano di ragazze, uscire e sballarsi”. Inizialmente nata come one man band lo-fi DIY, dal 2016 al 2019 Young Francis solista ha registrato diversi Ep e aperto concerti per Flaming Sideburns, Baby Shakes, Guitar Wolf, Schizophonics, Bob Log III, UK Subs, Sham 69 e altri. Successivamente, Dymond, Mac Daddy e Danny Joe (che in passato hanno animato l’underground coi Rotten Foxes, progetto death-punk) si sono uniti al progetto, e dal vivo, come potrete notare, sanno il fatto loro. Buzzcocks, Saints, Zeros, Ramones in parti uguali, shakerati per dissetare i vostri apparati uditivi con un cocktail bruciante

Come sempre, cari fratelli e sorelle, prendete e ascoltatene tutti, spargete il verbo e acquistate anche, se potete. Ci vediamo all’inferno!

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