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Recensione : Skydancer – Land Of The Grim

Un disco che, senza aggiungere niente al genere, piace per le ottime melodie e, se preferite ascoltare “Lunar Strain” o “The Jester Race” piuttosto che gli ultimi dischi degli In Flames, quest’album fa senz’altro al caso vostro.

Skydancer – Land Of The Grim

Portano un nome glorioso e pesante gli Skydancer, quello del fantastico debutto datato 1993 dei grandissimi Dark Tranquillity, un lavoro che, insieme a “Lunar Strain” degli In Flames e “Purgatory Afterglow” a firma Edge Of Sanity, contribuì a creare un genere che, piaccia o no ha marcato a fuoco gli ultimi vent’anni di metal estremo.

Un connubio perfetto di quel death metal che, in quegli anni, era al massimo splendore, diviso tra la tradizione nord europea, quella americana ed il metal classico; se pensate ad una nuova band scandinava, però, siete fuori strada, la band è di origini spagnole, addirittura al quarto album e ci intrattiene con poco più di mezzora di death melodico riconducibile ai primi dischi di In Flames e Dark Tranquillity, ovvero il meglio della produzione di queste band.
Partenza col botto con Swamp Tomb, accelerazioni death e stacchi melodici come il genere insegna, voce growl alla Mikael Stanne e chitarra solista sugli scudi come in Ancares. Potranno non essere originali, sapranno di già sentito, ma i ragazzi spagnoli in fatto di melodie sono maestri e lo dimostra Ancestral Lands, dove dopo un intro atmosferica, il brano esplode in una sfuriata death, accompagnata da un tappeto tasti eristico dal sapore finlandese.
In The Ferryman il cantato è meno incisivo e più thrash come tutta la song, mentre in O Peso Do Tempo, viene usata la lingua madre dei nostri in una traccia alla Dark Tranquillity era The Gallery.
Un riff dal sapore maideniano introduce The Galician Exile, anche in questa song le ritmiche si fanno più thrash oriented, intervallate da continui stacchi melodici e assoli di stampo classico che impreziosiscono un brano già di per sè ottimo.
Per concludere, un disco che, senza aggiungere niente al genere, piace per le ottime melodie, che nel contesto sono fondamentali e, se preferite ascoltare “Lunar Strain” o “The Jester Race” piuttosto che gli ultimi dischi degli In Flames, quest’album fa senz’altro al caso vostro.
Promossi.

Tracklist:
1. Swamp Tomb
2. Ancares
3. Ancestral Lands
4. L´Even
5. The Ferryman
6. O Peso Do Tempo
7. The Galician Exile
8. Lembranza

Line-up:
Daniel Soengas – Guitars, Vocals
Jose Casal – Guitars
Victor Louzan – Bass
Daniel Díaz – Drums

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