iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Shadowkiller – Until The War Is Won

Un ottimo lavoro ed una conferma per la band americana, brava nel saper amalgamare US power, prog e metal classico.

Shadowkiller – Until The War Is Won

Due anni fa, la Stormspell Records licenziò il debutto dei californiani Shadowkiller, quello “Slaves of Egypt” che ebbe un discreto riscontro in ambito underground, composto da dieci brani di power metal americano, impreziosito da ritmiche e sfumature prog che nobilitavano il sound del gruppo statunitense.

L’album non poteva passare innosservato a quei marpioni della Pure Steel che misero sotto contratto i cinque metallers, tornati ora sotto l’ala dell’etichetta tedesca con questo secondo ottimo lavoro dal titolo Until The War Is Won.
Tralasciando la copertina, bruttina a dire il vero, l’album non delude, gli Shadowkiller si confermano un ottimo acquisto per la label sfornando un ottimo lavoro di U.S. metal, prodotto alla grande e valorizzato da quella vena prog ormai marchio di fabbrica della band.
Non fraintendetemi, siamo lontani dalla classica prog/metal band alla Dream Theater, l’atmosfera che si respira, inoltrandosi tra le songs di Until The War Is Won, è la classica di ogni opera di power metal statunitense: oscura, drammatica e classica.
Zero tastieroni o altre amenità sinfoniche, il gruppo spara nove bordate metalliche, di chiara ispirazione old school, anche se il suono, merito di un ottimo lavoro in studio, esce potente e cristallino, aiutando non poco la riuscita dell’album.
Gran lavoro delle chitarre, unica concessione al metal europeo che richiama le fatiche delle asce sui lavori della vergine di ferro (Joe Liszt anche al microfono e Marc Petac alla solista), sempre in crescendo su brani medio lunghi, ed ottima prova della sezione ritmica, varia e fantasiosa, brava nel dettare il tempo con cambi di ritmo non velocissimi, ma opportuni (Gary Neff alle pelli e Dan Lynch al basso).
Ne esce un gran bel disco di metallo classico, le atmosfere battagliere, riprese sull’artwork danno quel tocco epico che non guasta in opere del genere e il tutto risulta elegante, anche per l’ottima prova di Liszt dietro al microfono, mai sguaiato, ma sanguigno e passionale quel tanto da imprimere al sound la giusta grinta.
L’album parte in sordina con Flames Of War, ma già dalla seconda traccia, Generation Song, il gruppo californiano prende il largo, per arrivare alle perle del disco, la bellissima e maideniana Staring Into Oblivion e le ultime tre tracce, che impennano le quote di Until The War Is Won: The Blood Of Many, la title track e la conclusiva We Stand Unbroken, brano spettacolare tra Maiden e Symphony X.
Un ottimo lavoro ed una conferma per la band americana, brava nel saper amalgamare U.S. power, prog e metal classico, per gli amanti del metal tradizionale, un must.

Tracklist:
1. Flames Of War
2. Generation Strong
3. Legacy
4. A Price For Freedom 5. Staring Into Oblivion
6. Survival
7. The Blood Of Many
8. Until The War Is Won
9. We Stand Unbroken

Line-up:
Joe Liszt – lead vocals, guitars
Dan Lynch – bass
Gary Neff – drums
Marc Petac – lead guitar

SHADOWKILLER – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=LwHvY3P0lr

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Kensington – Control

La band capitanata da Casper Starreveld ha creato un album che ha il destino già scritto prima di arrivare all’orecchio dei fans, una raccolta di canzoni pregna di atmosfere melanconicamente melodiche, con più di un riferimento al rock alternativo degli ultimi vent’anni, molto britannico concettualmente, ma assolutamente già sentito sui canali e radio specializzate in musica e cultura indie.

The Pier – The Pier

Per gli amanti del genere un album da ascoltare a più riprese, ed una band da seguire visto l’enorme potenziale artistico.

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti australiani incorporano in un’unica opera quella che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta