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Recensione : Seuss – Omonimo

Solo quando si parla di garage-punk l'Italia se desta per davvero!

La vita è fatta di scelte, lo è nella giovane età come in quella adulta, ma è sopratutto nell’adolescenza che si decide che tipo di persona si desideri essere, se ci si vuole lasciar trascinare nella massa informe del conformismo o se vuole affermare una propria personalità.

Io, per quanto mi riguarda, ebbi a decidere di voler far parte di una minoranza combattiva dal punto di vista politico, da quello estetico-attitudinale e da quello, per me importantissimo, artistico-musicale.

Fu così che mi buttai nell’underground un terreno impervio ma ricco di soddisfazioni; in quegli anni quel fertilissimo sottobosco era popolato da un sacco di band che guardavano con estremo interesse ai migliori suoni dei sixties e fu così che riempii casa di dischi di gruppi meravigliosi quali Chesterfield Kings, Fuzztones, Miracle Workers, Lyres; ma anche l’Italia aveva una sua scena più che valida fatta da formazioni che nulla avevano da invidiare a quella straniere e queste si chiamavano Sick Rose, Pikes in Panic, Woody Peakers etc.

Questi ultimi,dai quali derivano i Seuss di cui mi accingo a parlarvi, ebbi a conoscerli fortuitamente grazie all’acquisto nel reparto dell’usato di un negozio savonese ancora esistente del loro-bellissimo-ellepì omonimo che qualche anima pia aveva ceduto, assieme ad un album dei Cannibals che feci mio lo stesso giorno, evidentemente in preda ad una crisi di pazzia o di scarsissima lungimiranza. I Woody Peakers, come d’altronde i Seuss, venivamo da Pordenone città nella quale si deve respirare un’aria particolarmente frizzante visto che sempre di lì erano i gruppi che fecero la leggenda del Great Complotto ed erano un grande band ma, statene certi, il quintetto di cui sto per parlarvi non li fa assolutamente rimpiangere. L’unico neo di questo disco infatti è quello di durare troppo poco visto che una volta che ci si addentra tra i suoi solchi si vorrebbe non finisse mai; lo compongono cinque pezzi, tre originali e due cover.

Cominciano dagli originali: I Will Turn To Crime è un pezzo di garage-punk perfetto, voce sguaiata, tiro da paura, tappeto di tastiere da brivido in poche parole una bomba, I Want An Answer rallenta i ritmi ed è-soltanto-bellissimo mentre Some Time To Breathe è leggermente più psychedelico, ricorda 13th Floor Elevators e Love, ed è davvero riuscitissimo. La band si conferma su grandissimi livelli anche nella rilettura di pezzi altrui, pezzi oltretutto molto ricercati tratti da lati b di due di quegli splendidi gruppi che nei sixties bruciavano tutta la loro grezza ispirazione in un solo 45 giri, la prima è The Point Is degli Evil Enc.Group e la seconda è quella, opportunamente irrobustita, di Slave Of Desire dei New Dawn.

Se, come il sottoscritto, siete alla ricerca di qualcosa che vi elettrizzi come solo il miglior rock’n’roll sa fare i Seuss sono la band che fa per voi, l’unica cosa che mi dispiace è l’aver già compilato la mia playlist dei migliori dieci dischi di quest’anno ormai agli sgoccioli altrimenti questo album vi avrebbe sicuramente fatto parte, e non nelle posizioni di rincalzo!

TRACKLIST

1) I Will Turn To Crime
2) The Point Is
3) I Want An Answer
4) Slave Of Desire
5) Some Time To Breathe

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