Ginnungagap è uno dei tanti nomi ricchi di quel fascino ancestrale che solo la mitologia (in questo caso quella norrena) è in grado di regalarci per descrivere in maniera efficace, come avviene in questo caso, un non luogo, un vuoto spazio temporale capace di affascinare ed annichilire da sempre chiunque abbia provato a volgere lo sguardo oltre i ristretti confini del nostro microcosmo.
Ginnungagap è anche il titolo del nuovo, monumentale, album degli statunitensi Seidr, band sconosciuta ai più e con all’attivo finora un solo full-length, “For Winter Fire”, risalente al 2011.
L’inserimento di questi musicisti provenienti dal Kentucky all’interno del genere funeral death-doom, per quanto possano esserci i presupposti a livello attitudinale e concettuale, appare invero un pò forzato, dato che il lavoro, spalmato su due cd per una durata complessiva che sfiora l’ora e mezza, va a toccare diversi tra quei generi che, in ambito metal e non solo, sono capaci di respingere in un nanosecondo chi nella musica cerca solo qualcosa da canticchiare sottola doccia o da utilizzare come sottofondo durante le proprie attività quotidiane.
Volendo per forza catalogare lo stile musicale dei Seidr, gli si potrebbe affibbiare un’etichetta del tipo “cosmic doom metal” senza rendere ugualmente giustizia alle svariate sfumature che i nostri riescono ad inserire nel loro ribollente calderone sonoro.
Oltre dieci minuti di umori dronici, di samples e rumori ambientali assortiti, sono l’introduzione che ci si può attendere da parte chi sa di avere a disposizione tutto il tempo necessario per mettere in musica un interminabile viaggio interstellare, prima che A Blink of the Cosmic Eye prenda realmente corpo arrivando a regalare un finale da brividi, con la chitarra capace di evocare reminiscenze della Mahavishnu Orchestra (ascoltare dal minuto 14 in poi per credere … )
Ma raccontare un’opera di siffatte dimensioni tramite una descrizione “track by track” non è necessario e neppure funzionale, anche perché durante l’ascolto il disco fluisce come un opprimente e nel contempo affascinante monolite sonoro, che in più frangenti si tramuta in una vera e propria navicella spaziale, capace di approdare di volta in volta in variegate galassie musicali.
Progressive, post-metal, funeral, folk, ambient-drone accolgono di volta in volta questo pellegrinaggio cosmico, nel corso del quale il songwriting rifugge la staticità che spesso caratterizza certo doom palesandosi, in realtà, come un flusso continuo ed in costante divenire.
I Seidr non si peritano di tralasciare una sola nota, un solo spunto generato dal loro processo compositivo, e ciò costituisce nel contempo pregio e difetto, perché, se è innegabile l’accuratezza quasi maniacale che contraddistingue il disco, d’altra parte una durata complessiva più contenuta avrebbe giovato ulteriormente alla sua fruibilità.
Ma, in ogni caso, chi avesse voglia e possibilità di dedicare un’ora e mezza all’ascolto di Ginnungagap, allo scoccare dell’ultima nota della conclusiva, splendida quanto ciclopica Sweltering II: A Pale Blue Dot in the Vast Dark, ne ricaverà sicuramente soddisfazioni tali da non fargli ritenere d’aver sprecato il proprio prezioso tempo.
Agli antipodi della musica usa e getta, i Seidr hanno concepito un lavoro immenso, non solo per la sua durata …
Tracklist:
Disc 1
1. A Blink of the Cosmic Eye
2. The Pillars of Creation
3. Ginnungagap
Disc 2
1. As You Return
2. The Red Planet Rises
3. Sweltering II: A Pale Blue Dot in the Vast Dark
Line-up:
A.Lunn – guitars, vocals
W.Crow – guitars, vocals
A.Nicholson – bass
J.Kerr – drums
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