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Recensione : Sbb –

Sbb - : SBB (sax ballerini band) nasce nel 1996 dall'incontro di Pino Sax Lombardo (polistrumentista, arrangiatore e session...

Sbb –

SBB (sax ballerini band) nasce nel 1996 dall’incontro di Pino Sax Lombardo (polistrumentista, arrangiatore e session man dei Big Fat Mama,Eucalipso G.B. band) con Roberto Ballerini (cantautore genovese di trentennale esperienza), poi sono arrivati Luciano Mandechich (voce e tastiere), Paolo Piccardo (voce e batteria), Franco Fagnini (basso e mixing), Orfeo Olivieri (violino) per completare l’attuale formazione. Si tratta di uno dei rarissimi esempi di canzone d’ autore del ponente genovese, parte ex operaia e ora post industriale della città, parente povera e scazzata della solare Boccadasse che invece ha generato De Andrè, Lauzi, Tenco e chi più ne ha più ne metta. Lontana dal nostro concerto e dalla gatta che c’era una volta, la periferia è stata, ed è, punto di transito e di fuga di idee ed esperienze, wild side di un luogo a sua volta anomalo nel panorama musicale italiano.Qui, almeno una volta, sono passati tutti: qualcuno con ventisei dollari in mano, molti cercando un quarto d’ora d’amore, altri ancora per comprare o vendere anime contrattando incessantemente sul prezzo; di certo Ry Cooder non è stato qui, sugli altri è meglio non scommettere. Chi ha vissuto qui ha ascoltato molta musica, da quella che riusciva a fare da solo a quella di chi era passato per caso o s’era fermato per cambiare qualcosa con qualcos’altro; chi ha vissuto qui è fiero e diffidente. Il suono dei SBB ha metabolizzato tutto questo, col disincanto di chi è ben conscio che un cane che cammina sull’acqua non imparerà mai più a nuotare.Le parole e la musica di Ballerini sono state colonna sonora di Lettere Okkupata da generazioni diverse, Pino c’era e il suo sax ha rallegrato tante di quelle notti che pochi musicisti genovesi possono dire di non aver mai suonato almeno una volta con lui. Poi sono arrivati gli altri musicisti e hanno portato strumenti, esperienze ed anagrafi diverse; ciò ha permesso loro di attraversare il tempo con le sue mode e ciò che ne è rimasto. Il suono è il distillato di tutti questi ricordi, senzazioni e vite vissute; le canzoni sono storie vere e inventate, comiche e drammatiche, c’è voglia di vivere, suonare e raccontare, c’è il gusto di continuare a farlo. Proprio per questo sono originali, è musica di confine dove c’è jazz, blues, rock, reggae, swing, west coast; c’è anche dell’altro e quando si pensa di essere riusciti a collegare il pezzo a qualcosa questo sfugge via come parvenza vana. Ogni popolo ha costruito mitologie a propria immagine e simiglianza: alcuni dei personaggi delle loro canzoni fanno ormai parte dei luoghi comuni del posto. Tutti abbiamo sperato di incontrare l’autista di Katmandu, evadendo così dal penoso percorso quotidiano (siamo tutti pendolari), però Mary Jo ha ballato e riso insieme a noi e lo zingaro del tempo ci porta, se e quando vuole, molto lontano da qui. Per il resto e per saperne di più è meglio ascoltare la loro discografia o vedere il loro concerto che sarà prossimo, imprevedibile ed inesorabile come le code sull’autostrada

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