Il duo svedese Roll The Dice (Peder Mannerfelt, Malcom Pardon) ritorna (a distanza di un anno dal debutto) con questo In Dust, uscito per Leaf Records. Undici canzoni orientate al mondo krauto degli anni ’70 sia in riferimento alle sonorità, sia in quanto suonate con strumenti analogici dell’epoca.
Iron Bridge apre il disco per mezzo di tensione ed ansia in crescendo, grazie ai ritmi leggermente ossessivi e all’utilizzo dei synth. Calling All Workers, invece, con la campana della chiamata a raccolta, si evolve in tastiere dal retrogusto Kraftwerk per poi mimetizzarsi sotto atmosfere dilatate e quasi rassicuranti. Idle Hands, altrettanto teutonica e geometrica nel suono, porta con sé il germe dell’ansietà mentre Maelstrom, figlia dell’oscurità, si manifesta in tutta la sua inquieta e inquietante maestosità. Dark Thirty e The Skull Is Built Into The Tool danno l’impressione di perdersi dentro una gigantesca fabbrica abbandonata mentre Evolution e The Suck scorrono rapide, anonime e caratterizzate prevalentemente da rumorismi. Cause And Effect, si rituffa nell’oceano di oscurità, incalzando con le emozioni e l’inquietudine, crescendo sempre più (come la successiva Way Out che rapisce con i suoi undici minuti abbondanti di durata, dilatando il suono e le emozioni generate). Infine, See You Monday conclude su sonorità più distese e solari, fino a quando l’ingranaggio non si inceppa e la macchina esplode.
Il duo svedese confeziona un disco gradevole, seppur molto dilatato nel minutaggio e molto legato a sonorità già esplorate a fondo negli anni ’70. Le canzoni si susseguono delineando paesaggi sonori inquieti, figli delle macchine, impersonali e algidi, ondeggiando tra momenti interessanti e altri più incolori. Un disco sicuramente adatto agli appassionati, meno all’ascoltatore medio.
TRACKLIST:
01. Iron Bridge
02. Calling All Workers
03. Idle Hands
04. Maelstrom
05. Dark Thirty
06. The Skull Is Built Into The Tool
07. Evolution
08. The Suck
09. Cause And Effect
10. Way Out
11. See You Monday
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