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Recensione : Ribspreader – Suicide Gate – A Bridge To Death

Death metal old school, sempre e comunque di matrice scandinava, ma valorizzato da quel tocco statunitense che fa dell'album un ulteriore esempio di grande musica estrema.

Ribspreader – Suicide Gate – A Bridge To Death

Ormai con il buon Rogga Johansson ci incontriamo almeno tre, quattro volte l’anno: lui stakanovista del metal estremo con i suoi innumerevoli progetti, io a raccontarvi delle devastanti opere che del virus mortale del death metal sono portatrici.

Non un album sotto la media, collaborazioni con i più svariati musicisti da ogni parte del mondo, Johansson porta avanti la sua missione: tenere alta la bandiera del death metal old school , ed anche questa volta il musicista svedese centra il bersaglio con l’ultimo lavoro dei Ribspreader.
Questo ennesimo progetto è attivo da più di dieci anni, è datato 2004 infatti l’esordio del gruppo con l’album Bolted to the Cross, seguito da Congregating the Sick dell’anno dopo, una manciata di ep e compilation e poi il trittico Opus Ribcage MMVI (2009), The Van Murders (2011) e l’ultimo Meathymns uscito un paio di anni fa.
Un’alleanza Svezia/Stati Uniti, con Rogga seguito da due musicisti americani, Jeramie Kling alle pelli e Taylor Nordberg alla solista, entrati nel gruppo per registrare Suicide Gate – A Bridge to Death e tanto death metal old school, sempre e comunque di matrice scandinava, ma valorizzato da quel tocco statunitense che fa dell’album un ulteriore esempio di grande musica estrema.
La bravura dei due nuovi arrivati alza il livello dell’opera, impreziosita da un enorme lavoro alle pelli e dalla classe dell’axeman che macina solos melodici senza soluzione di continuità, rendendo i brani del disco una raccolta di brani irresistibili, almeno per chi ama il death metal vecchia scuola ed in particolare la scuola nordeuropea.
Molto più Edge Of Sanity che Grave, le canzoni vivono di stop and go, solos accattivanti nella loro natura estrema, ritmiche che grondano sanguinolento groove e tanta melodia: il growl di Johansson ripercorre le strade che furono di re Swano in Unorthodox e The Spectral Sorrows, avvicinandosi pericolosamente al capolavoro Purgatory Afterglow (Under Ash-Filled Skies risulta la Blood-Colored di questo lavoro).
Qualità altissima nel songwriting ed appeal estremo: Suicide Gate – A Bridge to Death vive per poco più di mezzora tra una traccia più bella dell’altra ed una tecnica superiore, e bene ha fatto la Xtreem Music nel prendersi cura dell’album.
Ancora una volta Johansson regala agli appassionati un altro ottimo motivo per continuare ad amare il genere, a quando l’inizio dei lavori per il meritato monumento?

TRACKLIST
1. Descent of the Morbid
2. Centuries of Filth
3. Eligi
4. The Suffering Earth
5. A Worthless Breed
6. World Dismemberment
7. In Mankind’s Rotting Grip
8. The Remains in the Wall
9. Under Ash-Filled Skies

LINE-UP
Rogga Johansson – Guitars, Bass, Vocals
Jeramie Kling – Drums
Taylor Nordberg – Guitars (lead)

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