I cechi Quercus erano reduci da un album come Sfumato, all’interno del quale avevano fornito un’interpretazione del funeral doom molto personale e sperimentale, lasciando a tratti qualche interrogativo sulla reale efficacia dell’operazione.
Era normale, quindi, pensare ad un ulteriore innalzamento dell’asticella andando a rovistare in chissà quali altre sfaccettature musicali da sommare ad un genere, che meno di altri, si addice a contaminazioni avanguardistiche.
Quando, però, si manifestano le prime note di organo, lo strumento che dominerà l’intero lavoro, suonato dal nuovo entrato Markko (al secolo Marek Pišl, una sorta di enfant prodige dello strumento), si capisce anche che i Quercus sono tornati indietro per compiere un decisivo passo avanti.
Dici organo, in ambito funeral, e pensi automaticamente agli Skepticism: l’accostamento non fa una piega, anche se l’approccio di Markko è molto meno algido e funesto di quello di Eero Pöyry, esaltandone più l’aspetto liturgico che non quello drammatico.
I Quercus, per indole, non rinunciano certo a metterci qualcosa di loro, cosicché l’album si ammanta di una freschezza che, paradossalmente, viene esaltata dalla drastica riduzione di passaggi che non siano di un’esemplare linearità e emblematica in tal senso è la traccia d’apertura, A Canticle for the Pipe Organ, uno spettacolare manifesto musicale di oltre venti muniti ricco di magnifiche aperture melodiche, nel quale la lezione dei maestri finlandesi viene fatta propria e rielaborata con un gusto del tutto personale.
Non si pensi che la band ceca abbia smarrito del tutto la voglia di battere strade oblique rispetto al genere, infatti un brano come Bread and Locomotive lo testimonia ampiamente, solo che qui le dissonanze e le spigolosità appaiono più funzionali alla resa d’insieme del lavoro.
Illegible Tree Name e Silvery Morning sono altre due tracce ottime che si muovono in questo nuovo solco tracciato dal trio di Plzeň, ma è con la conclusiva My Heart’s in the Highlands che si rinnova ancora la magia di una musica malinconica e solenne, questa volta non tutta farina del sacco dei Quercus, visto che trattasi di una riproposizione in chiave funeral del brano creato dal noto compositore estone Arvo Pärt.
Heart with Bread arriva al cuore in maniera meno tortuosa e anche le melodie chitarristiche di Lukáš Kudrna appaiono sempre finalizzate alla creazione di un impatto emotivo, con il contributo non secondario di un growl che non fa sconti, come quello offerto da Ondřej Klášterka.
Una crescita sorprendente, quella dei Quercus, sia per qualità che per la direzione intrapresa e noi appassionati non possiamo che goderne.
Tracklist:
1. A Canticle for the Pipe Organ
2. Illegible Tree Name
3. Bread and Locomotive
4. Silvery Morning
5. My Heart’s in the Highlands
Line-up:
Markko – Keyboards
Lukáš Kudrna – Unknown
Ondřej Klášterka – Vocals
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