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Quando Le Parole Ti Portano Lontano.

Quando Le Parole Ti Portano Lontano.

6 aprile 2019

Quando le parole ti portano lontano.

Caffè Manifattura, Modena.

Le parole, Ilda. Cosa pensi che siano le parole? Aria. Che tiene uniti i tuoi fragili pensieri. Quelli notturni, troppo rumorosi. Banchettano con il tuo cervello. Le parole, Ilda. Innocui segni su carta. Le promesse che hai fattoa te stessa, Ilda. Lo sai, vero? Quelle sono promesse che vestono bugie ipocrite. Ilda. Le parole.

Quelle che desideri sentirti dire. Dall’uomo del caffè. Ma gli hai negato il verbo. Lo hai annichilito. L’hai reso impotente. Gli hai riservato un ruolo al margine. Non vuoi toglierti la dura corazza. Non puoi toglierla. Le parole. Le parole, Ilda. Ti strozzano la lingua. Sembri muta. Cieca. Sorda. Anche oggi. Anche se Lucifero ha allentato la sua rovente stretta cedendo il posto ad ossigeno. Una mattina fresca. Respira, Ilda. Respira. Non sempre ti è concessa questa possibilità. Hai scelto. Una decisione precisa.

Una promessa.

Fatta a te stessa.

Anni fa. Ad una Ilda di sei anni. L’unica che continui a mantenere. Con ostinata devozione. Ed è per loro, le tue parole, che oggi ti sei messa in viaggio. Le hai seguite. Come un bambino segue un aquilone. Ed ecco. Gli altri. I loro volti. Quei volti ti raccontano storie. Parole dette. Parole non dette. Parole ingoiate. Parole sbriciolate. Parole rinnegate. Guarda. Guarda, Ilda. Un uomo ed una donna. Lui ha la fede. Le dita di lei invece sono nude. Si stanno dicendo addio. Piangono. Evidentemente, un doloroso addio. Condito da un bacio. L’ultimo. Prima che il treno la porti via. Lontano dalle tue mani, uomo. Ed alla stazione successiva. Immagine da contraltare. Un’altra coppia. Si abbracciano, lei piange. Lui sorride. È appena sceso dal treno. Lei non smette di stringerlo.

E lui le bacia teneramente il capo.

Continuando a sorridere. Continuando a tenerla stretta a sé. E tu, Ilda. Che fai? Sei patetica. Tu rubi i loro volti. Rubi quei sentimenti. Un turbinio di storie, Ilda. Che racchiudono parole. Aria. Suoni. Storie, Ilda. Mentre la tua si disperde, Ilda. Tra questi volti tra queste persone. Il tuo io vacilla. Trema. Si sbriciola. Ma non le tue parole. Loro sono testarde. Guarda, Ilda. Le tue parole. Hanno già preso posto. Tenaci. Ti invitano a proseguire il viaggio. Ma tu, Ilda. Non scordare il tuo progetto. Anche stamattina l’hai cercato in una muta disperazione. A tratti ridicola. Ilda, dimmi.

Che senso ha ancora questa tua ricerca di lui? Credi davvero di poterlo trovare in una tazza di caffè? Sei scettica, Ilda. Forse sopraffatta dalla delusione. Mentre entri al Caffè Manifattura quello che ti colpisce, è la cura dell’ambiente. I colori, gli accessori, la vetrina. Sai perfettamente che il tuo giudizio sul caffè di oggi è già stato condizionato da questa vista. Almeno, in parte. Ami il colore delle pareti. La vetrina ti offre solo brioches surgelate.

Prendi quella al coccolato, la tua preferita. Non nutella. Quella la odi. Cioccolato. Il cappuccino ti viene servito in una tazza di vetro. Delicata visione: puoi sbirciare attraverso i suoi vestiti. Riesci a vedere la sua anima, Ilda? Ha una schiuma molto bella. Ed ogni cosa, al gusto, è equilibrato. Bel gioco tra latte e caffè. Temperatura perfetta. Ma il caffè. Quello. Che gli è capitato? Ilda, lo senti. Al lui manca quel “non-so-che”.

Ti lascia indifferente.

Breve apparizione sulla tua lingua senza lasciare un segno. Un nulla nella tua bocca. Vuoto annacquato. E il tuo lui qui non ha neppure tentato di prendere forma. In nessuna tazza hai visto i suoi occhi. Cerca le tue parole. Ilda, è a loro che devi dedizione e devozione. Cercale. Dai loro la tua mano, Ilda. Seguile. Prendi posto. Cinque. Otto. Tre. Prendi posto, Ilda. Ed inizia il tuo viaggio.

Attraverso le tue parole.

 

Ilda la caffeinomane: Panella – L’Arte del pane, Roma.

Ilda la caffeinomane

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