(Diario di una maniaco-ossessivo-compulsiva depressa amante del caffè).
23 febbraio 2019.
Prologo.
Giorno zero. Anno zero. Genesi. Alba. Nascita di un giorno nuovo. Epifania. Illuminazione. Chiamata.
Sono Ilda. Salve a tutti. Mi chiamo Ilda. Benvenuti. Accomodatevi. Voglio che vi sentiate a vostro agio. Questo è il mio salotto virtuale. Sono Ilda. L’ho già detto? Non stupitevi. Io amo ripetermi. Sono perfetta. La ripetizione amplifica. Sono perfetta. Depressa, ma perfetta. Devo ripetermi. Ed io devo essere amplificata. Sono in questo modo, ognuno di voi potrà avere un pezzetto di me. Sono Ilda. Ilda. Ricordatevelo. Ilda. Mi chiamo Ilda. Sono depressa. Chi non lo è in questa società? Sono nata. Cresciuta. Ma non sono diventata quello che volevo essere. Per questo mi deprimo. Sono Ilda. Mi chiamo Ilda. Sono perfettamente depressa. Ed amo il caffè. In questa società di mentecatti. Di avvoltoi. Di ciccioni. Di serpi. Di gente con l’acqua del cesso al posto del cervello. Dicevo. In questa società di egoisti. Di bugiardi. Di meschini. L’unica cosa che si salva. E che mi salva. Dal buio inespugnabile della mia mente. Dal grigiore soffocante del vivere quotidiano. È il caffè. Mmmmmh. Il caffè. Io amo il caffè. Mi chiamo Ilda. Ed amo il caffè. Il caffè è schietto. Onesto. Taluni ci vedono anche il futuro, nel suo fondo. In quel che resta di lui. Io personalmente non ci credo. Il caffè non perde tempo in cose futili come la chiaroveggenza. Se il futuro deve venire, perché sprecare energie anticipando eventi a cui è impossibile sottrarsi? Gente comune. Siete degli ignoranti. Non ponete il caffè al vostro livello. Mi chiamo Ilda. Ed amo il caffè. Mi chiamo Ilda. E l’unica cosa che mi concede una parvenza di gioia. È il caffè. Senza di lui, mi sarei già buttata sotto un treno. Da un balcone. Da un terrazzo. Mi chiamo Ilda. Sono perfetta. E sono depressa. Ci sono mattine in cui suona la sveglia. Ed io tremo. Tremo. Ho paura. Ho la nausea. Non credo di potercela fare. Piango. Non posso alzarmi. Affrontare la giornata? La burocrazia reclama la mia gola. So già cosa aspettarmi: volti nascosti da maschere di pietra. Brutti musi che si susseguono. Come finestrini di un treno in corsa. Umiliazioni. Per lo più gratuite e prive di fondamento. Stanchezza. Mentale e fisica. Aridità morale. Avrò sete tutto il giorno. La vista annebbiata. Il cuore pesante. Un sasso posato malamente sulla bocca dello stomaco. Tremo. La sveglia suona ancora. Che fare? Smettila. Puttana. Che suoni come un’isterica in calore. Smettila. Io non voglio alzarmi. Ti ho detto che ho paura. Non voglio muovermi. Voglio morire. Così. Dolce sonno eterno. Basta. Sono stanca. Non voglio più lottare. Non sarò un Don Quijote contro i mulini a vento. Ma poi. Ecco. Mi arriva l’immagine di lui. Rovente. Tiepido. Fuma. È deciso. Il suo corpo robusto. Sento il suo profumo. Ne assaporo il suo carattere. Così amaro e temibile. Ma avvolgente al tempo stesso. Sicuro. Accogliente. Ti vedo giungere a me in una tazzina rovente. Caffè. Solo tu puoi aiutarmi ad alzarmi.
Mi sono stancata. Di vivere così. Tra una tazzina e l’altra. Sempre la stessa. Sempre la solita consistenza. Seppur tanto amata. Ho due tappe fisse quotidiane. La prima. Quella della moka di casa. Famigliare. Conosciuta. La seconda. Quella dell’ufficio. L’infallibile macchinetta a cialde. Nota anch’essa. Promettente ed accessibile. Una dose quotidiana di caffeina. Irrinunciabile. Le amo. Entrambe. Senza di loro, come potrei sopravvivere alle giornate? Sono il mio sale. Il mio sole. Il mio io e dio. Che me ne faccio di un pene se ho il caffè? Ho scelto la via e la vita della zitella frigida. Che me ne frega? Io sono soddisfatta. Il sesso per la maggior parte delle volte è sopravvalutato. È noioso. E sudato. Ma ciò che non delude mai, anche perché non suda, è il caffè. Il mio amato. Bellissimo. Nerissimo. Amarissimo. Caffè.
Dicevo.
Che comunque un po’ mi sono stancata. Una vita prevedibilmente sicura. Una vita priva di sorprese. Una vita fatta di routine irrinunciabili, certo. Ma pur sempre prevedibili, dicevo. Sono in una fase di apatica noia. Ho bisogno di sorprese. Di stimoli. Ho bisogno di scoprire nuovi caffè. Nuove emozioni. Nuovo intensi sapori. Ed ecco. Ho avuto l’illuminazione. Ho ricevuto la chiamata. Sonderò tutti i caffè di ogni bar della mia città. Nessuno escluso. Li proverò e li catalogherò tutti. Un progetto ambizioso, lo so. Me ne rendo conto. Ma io sono Ilda. Sono perfetta. Depressa. Posso fare qualsiasi cosa. Mi chiamo Ilda. E amo il caffè. Che fare se uno nasce con una passione siffatta? Non gli resta che provare ogni caffè. E così farò. Io sono Ilda. Amo il caffè. E da oggi li proverò tutti.
Ovviamente, accompagnati da una simpatica brioches.
#staytuned #stayIlda #staycoffee
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