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Recensione : Pop. 1280 – Imps Of Perversion

I Pop. 1280 sono tornati, portandosi dietro tutto il furore del mondo. Il nichilismo, la rabbia, la spazzatura e le cloache della Grande Mela (marcia), il rumore assordante dei bassifondi e la depravazione della razza umana.

C’è tutto questo dentro Imps of Perversion, secondo full-length del quartetto newyorkese. Tutto questo e molto altro, distillato e sputato fuori attraverso grumi inaciditi di noise rock e post-punk, synth impazziti e chitarre affilatissime, con la scimmia industriale a pesare sul groppone.
Big Black, Unsane, Cop Shoot Cop e Birthday Party, sono i nomi che vengono subito in mente al critico musicale catalogatore. Quella con cui dobbiamo fare i conti, tuttavia, è una rilettura profondamente originale della tradizione rumoristica, che assume i contorni ben definiti di una danza tribale della megalopoli del XXI secolo – un sound che abbraccia in maniera eguale il frastuono della megalopoli e i ritmi del continente nero, trasfigurandoli attraverso il linguaggio metropolitano della perversione e del nichilismo.
Musicalmente, Imps of Perversion non si discosta molto dal già bellissimo esordio The Horror. Ma ha qualcosa in più. La voce di Chris Bug suona ancora più folle – come il Nick Cave degli esordi, posseduto da un’orda di demoni inferociti – e il clangore dei metalli ancora più assordante. La macchina è ben rodata, e fa scintille dappertutto.
La produzione è opera di sua maestà “Il Noise” Martin Bisi (Unsane, Sonic Youth), e si sente.
Ma soprattutto, si sente con più “chiarezza” la veemenza e la forza d’urto della band, emerge il songwriting e la cura degli – sia pur minimali – arrangiamenti. Imps of Perversion è un disco dall’irresistibile fascino violento, che funziona sia preso nel suo insieme che come semplice collezione di anthems. E a proposito di anthems, che gli volete dire a pezzi come The Control Freak e Do The Anglerfish, con quella loro malcelata carica hardcore filtrata da post-punk, noise e sonorità industriali?
E che dire, ancora, di Population Control, un inferno di rumori in bassa fedeltà, che pare di ascoltare i Big Black col frullino in mano (e non vi nego che non mi dispiacerebbe affatto, vedere Steve Albini alla console del prossimo full-length)?
Nailhouse è l’immersione dei Pop. 1280 nella violenta e ossessiva reiterazione di patterns melodici di stoogesiana memoria, ed è davvero un bel sentire. L’apoteosi della violenza sonica – e quindi, dell’intero album – è Human Probe II, un pezzo che tira per la giacchetta i Killing Joke, per sommergerli di ritmi tribali e riff di chitarra affilati come rasoi. Le dissonanze chitarristiche, il ritmo industriale e le accelerazioni di Coma Girl sono un altro fiore all’occhiello di Imps of Perversion. Come se ce ne volessero altri, a suggellare uno dei dischi rock più pericolosi e infuocati del 2013.

Tracklist:
1. Lights Out
2. The Control Freak
3. Population Control
4. Nailhouse
5. Human Probe II
6. Do The Angelfish
7. Dawn of Man
8. Coma Baby
9. Human Probe
10. Riding Shotgun

Line-up:
Chris Bug – voce
Ivan Lip – chitarra
Andy Chug – batteria
Allegra Sauvage – basso

POP. 1280 – Facebook

pop1280.tumblr.com

www.sacredbonesrecords.com

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