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Recensione : Pierre Deutschmann – Betroit

Pierre Deutschmann ci presenta "Betroit", il suo techno-capolavoro, una raccolta che costituisce la summa del suo credo musicale.

Pierre Deutschmann – Betroit

Pierre Deutschmann, classe 1974, è un pezzo importante della scena techno berlinese e, di recente, il dj e producer (con quel cognome, più tedesco di così!) si è messo in testa un’idea molto ambiziosa, complicata, ma certamente anche molto stimolante. L’idea è quella di creare un album vab>sto ma corposo e compatto, che rappresenti il suono che lo ha influenzato negli ultimi vent’anni (quando un giovane Pierre si avvicinava alla musica elettronica). Un disco che lo rappresenti, che racconti le sue influenze rielaborandole in ciò che è diventato il suo canone della techno; l’intento è quello di andare oltre una sorta di “back to mine”, e plasmare questi metalli fusi, queste influenze, nella forma che sintetizzi al meglio tutto ciò, forgiando un suono che sia contemporaneamente qualcosa di originale, personale e attuale, che esprima ciò che Pierre è ora, ma anche qualcosa di riferibile alla storia e all’evoluzione di un genere e un percorso musicale.

E da che parte, da dove si possono ricevere influenze di questo genere, se non dai luoghi per eccellenza in cui la techno si è sviluppata e ha tratto linfa vitale? Luoghi che rappresentino le cellule germinali da cui questo movimento si è propagato con le sue potenti vibrazioni…Quali luoghi se non Detroit e Berlino? Due città che hanno fatto, soprattutto per quanto riguarda la motor city, e stanno tuttora facendo, soprattutto per quanto riguarda la capitale tedesca, la storia di questo movimento. Le capitali mondiali del genere, quella del nuovo e quella del vecchio continente, le due ampolle da cui Pierre attinge i suoi ingredienti, da buon alchimista della techno, per creare una miscela potentissima. L’una, la città dalla quale proviene e nella quale opera per dare il suo contributo a questa storia, l’altra, la cui scena qualunque persona minimamente interessata al genere dovrebbe conoscere.

Ecco dunque che questo disco assume altri significati e valenze: oltre a dare la più completa visione del suo marchio di fabbrica musicale, la sintesi di queste materie prime con la produzione di colate di stampo Deutschmann, questa raccolta diventa anche per il tedesco una sorta di celebrazione di tutto il genere musicale, della sua storia e delle sue caratteristiche. Unendo le due visioni complementari della materia, egli realizza un’opera di grande impatto e di grande ambizione, un potente inno celebrativo al techno sound. Il risultato finale, perciò, possiede quella caratteristica particolare che è molto più della somma delle sue parti.

In sei mesi nasce così Betroit, album da tredici tracce più intro e outro, per un totale di quindici, il cui titolo è già abbastanza evocativo e rappresentativo di questo concetto. Si crea questa connessione Berlino-Detroit, le due città non sono mai state così vicine! L’intro della raccolta si chiama Detroit, l’outro si chiama Berlino, come a dire “da qui si parte, e qui si arriva, tenetevi forte, questo è il percorso”; ed è un percorso che unisce, mescola, miscela, fa reagire, le due matrici di partenza, contaminando l’una con l’altra.
Da quanto accennato, si tratta di un disco lungo, che però non cade mai nel rischio che si corre quando si ascolta un album techno fuori dai clubs (quello di essere troppo pesante), perchè nonostante il buon Pierre ci vada giù piuttosto forte, dopotutto è un picchiatore, le tracce non sono caratterizzate da un suono dritto, egli riesce a creare quest’ambientazione avvolgente, scura come la notte, un battito pulsante come il cuore dell’underground di queste due città e che trasmette grande energia e vigore.

Tolte intro e outro, il volume del materiale di Betroit è veramente imponente, sono 13 tracce veramente massicce, con una qualità media molto elevata e una certa unità di visione.
Un lavoro impressionante, estremamente coeso e compatto anche nella sua lunga durata, che segue un unico fil rouge senza cadere nell’eccessiva uniformità e piatta ripetitività, riuscendo a trovare quell’elemento vincente che rende le tracce sempre espressive, e ne fa emergere una manciata come dei capolavori. Parameter Lock, col suo incedere cadenzato, i soundscapes di Area1507, e ancora Looking Backwards e Cryptalk, sono alcuni tra i pezzi più notevoli; ma soprattutto, il cuore del disco, il momento più alto, arriva poco dopo la metà, ed è un terzetto di brani composto da Hunch & Guess, Emphasis (uscito anche come primo singolo estratto dall’album), e il misto acido-ansiogeno di One True Zero.

In definitiva penso di poter dire senza troppi rischi di dover ritrattare la faccenda, di trovarmi davanti il disco techno dell’anno, difficilmente qualche altra uscita potrà farmi cambiare idea.

Tracklist:
01. Detroit – Intro
02. Cruf
03. Parameter Lock
04. Non Verbal Drama
05. Area 1507
06. Looking Backwards
07. Nerdvana
08. Hunch & Guess
09. Emphasis
10. One True Zero
11. Defcon
12. Ampex
13. Cryptalk
14. And What Not
15. Berlin – Outro

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