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Recensione : Nolentia – May The Hand That Holds The Match That Will Set This World On Fire Be Blessed Above All

Spegnete la tv, prendetevi il giusto tempo e fate vostra questa micidiale colonna sonora del disfacimento umano, non ve ne pentirete.

Nolentia – May The Hand That Holds The Match That Will Set This World On Fire Be Blessed Above All

Viviamo in tempi dove tutto viene consumato in un nano secondo, quello che oggi è cool, domani è già irrimediabilmente obsoleto, in tutti i campi.

Purtroppo anche nella musica, quello che anni fa era normalità nei generi più commerciali, sta diventando abitudine anche nel metal e nei generi estremi, dove non è più cosa lasciare ai fan il tempo di assorbire e far proprie tutte le sfumature che appartengono ad un’opera, che sia questa la più estrema o meno.
Il death metal ed il grindcore, patiscono ancor di più questa situazione, essendo generi che fanno della violenza sonora il proprio credo ma che, in molti casi si rivelano solo con il tempo e la giusta assimilazione, perle che oggi è facilissimo trascurare.
Band dalle potenzialità enormi si affacciano sulla scena mondiale, molte di queste poco considerate o addirittura ignorate, restando confinate ad una scena underground sempre pronta ad accogliere opere e musicisti di assoluto valore in qualsiasi genere gravitano.
Prendete per esempio i francesi Nolentia, band di Tolosa, Francia, terra dove il grindcore ha un forte seguito e dalla quale Kaotoxin pesca gioielli di metallo estremo notevoli: per l’etichetta di Lille licenziano il secondo album, opera dal titolo lunghissimo e dalla violenza estrema, dopo aver dato alle stampe un demo nell’ormai lontano 2008 ed il primo full length nel 2009 (“… One Loud Noise And It’s Gone …”).
Il nuovo lavoro è un uragano grindcore, drogato da iniezioni di sludge e crust; ritmiche industrial fanno da anabolizzanti al sound di questo mostro musicale, un’enorme prova di forza, rabbia iconoclasta scaraventata sull’ascoltatore come un palazzo che crolla sui passanti, distrutto da bombardamenti senza soluzioni di continuità, lasciando che il fan torni da questa esperienza completamente esausto da cotanta forza.
Veloci come un lampo nel cielo e devastanti come un’alluvione, i transalpini riescono a creare un muro sonoro dalla forza d’urto spaventosamente efficiente: i diciassette brani, racchiusi nello spazio di mezzora, hanno l’effetto di un’invasione di cavallette di memoria biblica, lasciando al loro passaggio solo distruzione.
Colpevoli di questa piaga sono Raf, basso e voce, Vince alle pelli e Ghis alla sei corde, in preda anche di una terribile schizofrenia dietro al microfono.
Ora, spegnete la tv, prendetevi il giusto tempo e fate vostra questa micidiale colonna sonora del disfacimento umano, non ve ne pentirete.

Tracklist:
1. The Boiling Frog Principle
2. A Lament for the Roadkill
3. Broken Toys
4. Xie Xie
5. Too Far Gone
6. On This Side of the Grave
7. More to Fear
8. Encoded
9. Wright
10. The Ticking of the Clock
11. Et in Acedia Ego
12. Gasoline
13. Darwinian
14. All About
15. The Glorious March of Progress
16. Better
17. The Second Principle

Line-up:
Raf Bass, Vocals
Vince Drums
Ghis Guitars, Vocals

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