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Recensione : Nettlecarrier – Black Coffin Rites

Album assolutamente da non sottovalutare per chi è ancora legato al puro black metal, ed ottimo ritorno per la band di Oslo.

Nettlecarrier – Black Coffin Rites

Il black metal scandinavo, puro ed incontaminato, di ispirazione satanista, che alla metà degli anni novanta portò alla notorietà un nugolo di band prendendo ispirazione dal metal estremo ottantiano per arrivare poi ai fatti di cronaca che ogni fan del genere conosce, di fatto non esiste più; o meglio, è tornato nell’underground, non più esaltato dalle più quotate label metalliche o contaminato e reso innocuo da soluzioni sinfoniche, digressioni di metal classico o ancora elaborato con cervellotiche commistioni progressive.

Non fraintendetemi, questi nuovi volti dati dalle band al genere hanno creato opere bellissime, ma lo spirito primitivo che muoveva la scena, lassù al nord, è rimasto nelle mani di pochi musicisti, non piegati dal mero business spesso contrabbandato come evoluzione.
Tra questi c’è Dirge Rep, batterista storico della scena norvegese, demone che ha prestato le sue bacchette a gruppi epocali come Enslaved, Orcustus, Gorgoroth e Gehenna tra gli altri, ora dietro alle pelli dei Nettlecarrier, insieme a Mannevond (basso e voce) e Ciekals (chitarra) con cui aveva suonato nei seminali Djevel.
La band nasce una decina di anni fa, arrivando al debutto sulla lunga distanza nel 2012 con l’album omonimo, mentre quest’anno esce il nuovo Black Coffin Rites sotto Aftermath Music, uno spaccato di black metal old school, puro ed incontaminato, un altro inno a Satana come si suonava una ventina di anni fa, nelle gelide lande scandinave.
True norwegian black metal allora, suonato da musicisti di provata esperienza, convincente nel saper portare a noi il credo della fiamma nera, dalle atmosfere di reale blasfemia come solo le band nordiche in questi contesti sanno creare.
Dall’opener Bloodmoon veniamo travolti da questa ondata di metallo nero, tra cavalcate in doppia cassa e raggelanti atmosfere di musica cadenzata ed oscura (Uten Gud), dove Mannevond declama inni infernali col suo scream posseduto.
Note scarnificate dal gelido abisso come in Commanding Spirit ci scaraventano nel più buio inferno, immersi negli anni novanta, massimo splendore per il genere maligno per antonomasia e tutto l’album (bellissima e malefica The Dawn Grew Pale With Our Poisons) gronda sangue e croci rovesciate.
Album assolutamente da non sottovalutare per chi è ancora legato al puro black metal ed ottimo ritorno per la band di Oslo.

Tracklist:
1. Bloodmoon
2. Uten Gud
3. The Bones and Flesh of Hanged Men
4. Smoke, Poison and Will
5. Commanding Spirit
6. The Dawn Grew Pale with Our Poisons
7. Noctem Aeternum

Line-up:
Mannevond – Bass, Vocals
Ciekals – Guitars
Dirge Rep – Drums

NETTLECARRIER – Facebook

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