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Recensione : Merda Mundi – Vi – Khaos

L'ennesimo centro per un musicista che riesce costantemente ad abbinare qualità ad una quantità talvolta a rischio di sovrabbondanza.

Merda Mundi – Vi – Khaos

Ma quanti talenti ha quest’uomo? Già, perché qui parliamo di qualcuno che, facendo tutto da solo, ha composto e suonato dischi eccellenti spaziando dal postmetal-sludge degli Imber Luminis, al funeral degli Slow, fino al grind dei C.O.A.G., senza dimenticare il deathdoom dei Deos in coabitazione con l’amico Daniel Neagoe (Eye Of Solitude, Clouds) e tralasciando sicuramente qualche altra manciata di progetti e collaborazioni importanti.

L’uomo solo al comando di “coppiana” memoria è il belga Déhà che, con i Merda Mundi arricchisce la sua ideale collezione di generi estremi esibendo un lavoro contraddistinto da un terremotante black metal; peraltro questo progetto non è di nascita recentissima, visto che il suo primo atto risale al 2007 e che la numerazione romana tiene conto anche dei demo (V – Agnus Satani, del 2012, è in effetti il primo album).
In questo disco, in fondo, l’unico aspetto che può lasciare qualche perplessità è proprio il monicker che, per chi con la parola “merda” ha a che fare quotidianamente (sia in senso fisico che metaforico), riveste senz’altro un significato molto più immediato e sgradevole rispetto a chi, invece, non parla la lingua del bel paese o quelle di radice latina.
Interpellato al riguardo dal sottoscritto, Déhà non ha lasciato alcun dubbio sulle motivazioni che lo hanno spinto a questa scelta priva di alcun particolare messaggio nascosto, rivelandosi esattamente ciò che appare di primo acchito.
Chiusa questa parentesi passiamo a parlare del contenuto dell’album che, come detto, verte su un black metal che prende le mosse dal versante più arcigno e misantropico del genere, toccando vette decisamente elevata in Odium e Infanticide, per poi concedersi qualche rallentamento in Agnus Satani ed infine aprirsi definitivamente a livello melodico nel finale della conclusiva Ad Te Domine.
Khaos è un lavoro breve ma intenso, che non riscrive la storia del genere ma che si colloca tranquillamente all’altezza dell’operato di chi vi si dedica in maniera esclusiva.
Del resto l’errore che si potrebbe commettere nel valutare l’operato di musicisti così poliedrici, nonché prolifici, è quello di farsi depistare da questo aspetto invece di considerare il disco per quello che è, senza tenere conto di altri fattori.
Per essere chiari, Khaos non ha nulla da invidiare, per esempio, all’ottimo “Sovereigns” degli Enthroned, connazionali di Déhà e indiscussi specialisti del genere, mettendo in mostra un black metal sviluppato nel solco della tradizione pur evidenziando tratti tipici della scuola centro europea, che non di rado viene influenzata da elementi dark e gotici pur se poggiati sulle consuete basi ritmiche.
Basti al riguardo l’ascolto di brani eccellenti come Agnus Satani , traccia che la maggior parte delle band dedite al genere si sogna soltanto di comporre, o la successiva Infanticide, nella quale viene riversata una dose letale di odio espresso in forma musicale.
Merda Mundi si rivela l’ennesimo centro per un musicista che riesce costantemente ad abbinare qualità ad una quantità talvolta a rischio di sovrabbondanza, smentendo definitivamente l’abusato detto secondo il quale chi fa da sé fa per tre: nel caso di Déhà, infatti, si va ben oltre ….

Tracklist:
1. Laudate Dominum
2. In League
3. Odium
4. Agnus Satani
5. Infanticide
6. The Signs of Sins
7. Ad Te Domine

Line-up:
D – All instruments, Vocals

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