I Meadows End arrivano dalla Svezia e suonano un death metal melodico con molte parti sinfoniche che si avvicina sia alle band madri del genere provenienti dalla terra natia, sia agli Amorphis per via di un uso dei tasti d’avorio simile ai loro primi album.
Protagonista dell’album, infatti, è il tastierista Robin Mattsson, dal tocco epico sinfonico ma molto bravo anche con suoni pianistici che mi hanno ricordato le gesta di Kasper Martensson (oggi nei grandi Barren Earth) in “Tales From The Thousand Lakes”.
L’album risulta molto vario e ben eseguito, con picchi qualitativi davvero alti, si passa infatti da brani dove il flavour epico è più accentuato ed escono fuori influenze Amon Amarth, che risultano eleganti per l’uso sempre molto ben congegnato dei tasti d’avorio, e song dove il dna Dark Tranquillity è più in evidenza.
Nessuna concessione a sonorità moderne, il death metal che fa da base al songwriting dei Meadows End è quello in uso nella prima metà degli anni ‘90, molto melodico nei solos della sei corde, martirizzata dai due axeman, Jan Dahlberg e Rikard Oqviste e potenziato da una sezione ritmica di tutto rispetto, nelle mani di Mats Helli al basso e dal drummer Daniel Tiger.
Johan “the brute” Brandberg è ottimo vocalist, il suo growl ricorda i migliori singer del genere, deciso, cattivo il giusto per dare alle canzoni il marchio di fabbrica “scandinavian melodic death”.
A tratti appaiono atmosfere più in linea con le produzione europee, ed allora al suono scandinavo si aggiungono elementi riconducibili ai tedeschi Crematory fino ad arrivare ai britannici Bal- Sagoth, chiaramente sempre in un contesto death e sempre per colpa del talentuoso tastierista che fa oltre modo la differenza.
Tra i brani più riusciti, l’iniziale King of Greed, Ur Askan, brano cadenzato sostenuto da un piano progressivo, la grandiosa Devillspeed Loathekill, This Coming Nightfall, dai rimandi symphonic/power, e Masses Flee squarciata da un assolo epicissimo.
Nella seconda parte del lavoro tale caratteristica diventa tangibile, si manifestano così cori magniloquenti e l’atmosfera power delle song diventa più marcata, dando a questo disco la possibilità di piacere non solo ai death metallers, ma anche agli amanti di sonorità classiche.
Davvero bello, era un po’ che non si sentiva un album con queste caratteristiche, capaci di riconciliarmi con il genere proposto dalla band: assolutamente da avere.
Tracklist:
1. Kings of Greed
2. Trench of Souls
3. Ur Askan
4. Devilspeed Loathekill
5. Reap
6. Under a Canopy of Stars
7. Hung in Gallows by Dawn
8. This Coming Nightfall
9. Funeral of a Porcelain Doll
10. Masses Flee
11. Insurrection
Line-up:
Mats Helli – Bass
Daniel Tiger – Drums
Jan Dahlberg – Guitars
Robin Mattsson – Keyboards
Johan Brandberg – Vocals
Rikard Öqvist – Guitars
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