MAXIE, SCIENTIST & THE BARNABAS
La romana Lantern Editions continua la sua strabiliante serie di ristampe in vinile con un capolavoro del dub più profondo e ortodosso, “Three The Hard Way” di Maxie, Scientist & Barnabas. Il disco uscì originariamente per la piccola Silver Camel nel 1981, ed è uno dei segreti dub che si propagano di casse in casse, di soundsystem in soundsystem fino ad arrivare ai giorni nostri.
Il disco nasce dall’unione sonora di veri e propri califfi della scena dub, si parte dai suoni di Scientist, semplicemente uno dei maggiori archivi viventi del suono dub, una vera e propria colonna portante del genere, che incrocia i suoni con un altra leggenda del dub, Barnabas.
Su queste incredibili strumentali si inseriscono i vocali del trio Maxie, il tutto con la produzione di Al Campbell al King Tybby Studio. Il risultato è un disco dub in purezza, con tantissimo reggae dentro, anche se le origini delle tracce si perdono nella leggenda giamaicana, forse qualche produzione di Al Campbell, forse tracce originali per questo disco, ma non importa. Tutto qui è bellissimo, ci sono suoni pieni e profondi dall’età d’oro del dub, quando il reggae di qualità diventava dub, con un ritmo incredibile, e questa strumentali di Scientisti e Barnabas sono di altissimo livello, come ottimi sono gli inserti vocali dei Maxie.
Entrambi i lati del vinile sono ottimi e garantiscono bassi tremendi e melodie bellissime. Ristampa di un capolavoro per un disco che correva il rischio di essere dimenticato, un capolavoro del dub reggae, pienamente inserito nei suoi anni a partire dalla meravigliosa copertina in stile supereroi americani anni ottanta che già da sola varrebbe il prezzo dell’acquisto. Continua la meravigliosa avventura delle ristampe targate Lantern Editions.
VINTAGE CARAVAN
Sesto disco per il gruppo islandese di Álftanes, i Vintage Caravan. “Portals” per Napalm Records sarà un disco molto importante per il percorso artistico del trio, che negli ultimi anni ha avuto molto successo in Europa e nel resto del mondo. La loro proposta musicale è molto ricca e fin dai loro inizi ha inglobato generi come la psichedelia, il rock progressivo e qualcosa del metal classico, nonché melodie pop di alta qualità.
Questo sesto disco, a distanza di cinque anni dal precedente “Monuments”, è un disco ambizioso composto da diciassette tracce, includendo anche cinque intro chiamate portali e che sono molto importanti all’interno del disco.
Il lavoro è quello più ricco e strutturato della loro carriera, un all-in dove il trio mette in luce tutti i loro pregi, una prova sontuosa, sentita e con suoni davvero ottimi, una calma forza che cattura l’ascoltatore con i suoi giochi di luci ed ombre. Il timbro dei Vintage Caravan è inconfondibile, quell’esplosione di prog, rock e psichedelia, il tutto fatto con classe e desiderio di spingersi sempre oltre, ricercando il suono migliore per descrivere al meglio altre dimensioni e i propri sentimenti.
“Portals” è un disco che ti scalda fin dal primo ascolto, un album dalla struttura sicura e potente come se ne facevano un tempo, con un bellissimo inizio che vede la musica dei Vintage Caravan incontrare la voce unica di Mikael Åkerfeldt degli Opeth gruppo di grande ispirazione per i Vintage Caravan nonché uno che di prog rock se ne intende. Ovviamente nel disco c’è quel tiro pop irresistibile che è uno dei marchi di fabbrica dei Vintage Caravan e una delle ragioni del loro grande successo, come si può ad esempio ascoltare in “Alone”, un pezzo che smuoverà tantissimi cuori.
Il trio islandese non parla solo al cuore ma dialoga molto bene anche con il cervello, attraverso un prog rock unico. Questo sesto disco dei ragazzi islandesi è la loro summa opera fino a questo momento, un disco ricchissimo e assai florido, un andare avanti e anche oltre, non c’è un pezzo che non funzioni, la produzione è ottima e tutto funziona benissimo. Nonostante sia un disco lungo ed articolato si sente benissimo, i vari portali ci aprono nuovi mondi in continuazione e noi dobbiamo solo seguire il suono dei Vintage Caravan, in direzione sempre progressiva.
Un disco ricchissimo e duraturo, un fiume che non è mai lo stesso, rock, prog, psych e tante melodie bellissime, per bellissime canzoni che quando terminano dopo ne comincia una migliore.
FAITS D’HIVER
“Le Mensogne règne” è il primo ep dei francesi Faits D’ Hiver, pubblicato dalla altrettanto francese Icy Cold Records. Le cinque tracce sono permeate di post punk, synthwave e darkwave in pieno stile anni ottanta francese, con un cantato in francese che calza alla perfezione, contribuendo a creare un clima decadente, lascivo e depresso, insomma tutto ciò che si ama quando si ascolta la darkwave con potenti synth. I Faits D’ Hiver si inseriscono con molta qualità nella nuova onda synthwave e darkwave che prende le mosse da un ritorno notevole di tutte le istanze del post punk, ritorno che stiamo vivendo da qualche anno.
Nel suono del gruppo di Nantes possiamo ascoltare varie cose e anche un notevole tocco di goth, che è poi alla base di tantissimo synthwave e della darkwave. Proprio la darkwave, anche grazie a dischi come questo, sta passando una nuova stagione di gloria, anche se in realtà non se ne era mai andata veramente.
Il plusvalore che hanno i Faits D’ Hiver è che ogni pezzo di distingue dagli altri per qualche trovata sonora che lo rende differente, e poi ci sono dei testi davvero incisivi che parlano della sottomissione umana ad altri umani e del nostro destino su questo pianeta e non sono cose felici.
Come negli anni ottanta, forse in misura più subdola e pericolosa, aumenta la crisi e aumenta la darkwave, questo piacere fatto di sfreddi synth e bassi pulsanti, quell’oscurità che tanti di noi amano e ricercano continuamente quasi in opposizione alla luce di un sole sempre più pesante e malsano, e qui c’è tutto ciò e anche di più.
Dento l’ep ci sono anche tanti elementi dei primi Depeche Mode, quelli più elettronici ed oscuri, e andrebbe studiata adeguatamente l’enorme influenza che ha avuto il gruppo inglese su tantissime tendenze elettroniche odierne.
I Faits D’ Hiver sono un gruppo che ha davvero molto talento nel fare musica elettronica oscura e paranoica, e il francese è una lingua che calza benissimo con questi suoni. Ascoltando questo ep si capisce anche la brutta piega che ha preso la nostra epoca e che sta degenerando sempre di più, in una maniera molto peggiore rispetto agli anni ottanta. Un’altra ottima uscita della Icy Cold Records, etichetta con ottima musica tenebrosa.










