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Recensione : Maston – Shadows

Se le compagne di etichetta Limiñanas portavano in dote al loro garage-psych una certa dose di immaginario cinematografico, l'esordio sulla lunga distanza del giovane polistrumentista Maston ne è pieno fino ad esplodere.

Il suo è un pop barocco e intimamente psichedelico di buona fattura che riporta le lancette e la mente alla metà degli anni ’60, all’epoca freak, allo stile e alla sensibilità pop da cinematografo di gente come Brian Wilson, Van Dyke Parks o Harry Nilson. Shadows (nome omen) è una collezione di canzoni da overdose di cannabinoidi e relax, da luce rossa soffusa, cuscini a terra e santo far nulla notturno.
Tra valzer che citano Morricone (King Conrad), psychopop teatrali che neanche i nostri Jennifer Gentle (Night) e architetture barocche che ricordano Wilson (Young Heart) il disco si distende su linee melodiche semplici e lunari cantate da una voce dolce e teatrale, arrangiate fino allo sfinimento a rendere il tutto profondamente cinematografico, come un’ideale colonna sonora per un film romantico-nostalgico sull’epopea hippie. Particolare menzione meritano, il pop beatlesiano disegnato dal piano e da una voce incredibilmente 60s di (You Were) In Love e il successivo dark-pop di Messages, che contiene una delle melodie più riuscite del disco. Ma alla fine dei conti è l’album nella sua totalità ad uscire vincitore dall’ascolto, regalando momenti di piacevole distensione e viaggi che appagano e riappacificano l’anima.

Tracklist:
1. Strange Rituals
2. (You Were) In Love
3. Messages
4. Looks
5. Young Hearts
6. Judge Alabaster
7. King Conrad
8. Flutter
9. Mirror
10. Night

MASTON – pagina Facebook

TROUBLE IN MIND RECORDS

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